Elementari: in mezzo al guado.
di Dedalus, da
ScuolaOggi del
13/6/2006
Negli anni ’70 e ’80 nelle classi di scuola
elementare c’era il cosiddetto “tempo normale”. Vale a dire la scuola
del mattino, un insegnante una classe. E, a seguito della legge
820/1971 (Ordinamento scuola elementare), c’era il "tempo pieno", che
comportava il raddoppio di organico (due insegnanti per classe). Con
la legge 148/1990 viene confermato il tempo pieno e vengono introdotti
i moduli (3 insegnanti di "ambito disciplinare" ogni 2 classi).
Insomma, per lungo tempo, trent’anni e oltre, prima era definito il
modello didattico-organizzativo, poi – di conseguenza- venivano gli
organici docenti. O meglio, si può dire che c’era
una corrispondenza diretta tra un determinato
modello organizzativo e l’assegnazione di posti docenti in organico.
E’ con la riforma Moratti, negli ultimi anni, che tale corrispondenza
si è rotta. Per la verità la riforma un suo impianto teorico ce
l’aveva: l’insegnante tutor. Vale a dire un docente con orario
“prevalente” per classe, attorno al quale ruotava un certo numero di
insegnanti di “laboratorio”, utili alla copertura del tempo scuola
prescelto dalle famiglie. Ma la Moratti non ha avuto il coraggio, o la
determinazione necessaria, per estendere questo modello teorico, che
superava definitivamente il vecchio tempo pieno e il modulo,
all’intera scuola primaria. In realtà si è proceduto diversamente: si
sono apportati tagli agli organici delle scuole senza chiarire qual
era il modello didattico-organizzativo di riferimento, obbligatorio,
valido per tutte le classi d’Italia. Si sono dati meno insegnanti alle
scuole rispetto ai posti richiesti e si è data loro facoltà di
provvedere all’assetto organizzativo, nel senso di “arrangiarsi” come
meglio si riteneva, all’insegna di una strana concezione
dell’autonomia scolastica. Altro che organico funzionale! Di fatto si
è trattato, quasi sempre, di un organico ridotto rispetto alle
esigenze.
Questa è la situazione che ci ritroviamo davanti oggi. Tagli di posti
generalizzati in moltissime scuole. Ma il punto che resta da chiarire
è ancora una volta: qual è il
modello didattico-organizzativo della scuola primaria?
E’ (tuttora) la prospettiva
dell’insegnante tutor, costellato, o piuttosto la riedizione su scala
nazionale di tempo pieno e modulo (tre docenti che intervengono su due
classi)? Oppure si conferma la tendenza “diamo un certo numero di
insegnanti alle scuole e poi si arrangino come credono”? Il nuovo
governo e il nuovo ministero dell’istruzione non possono sfuggire a
questo passaggio fondamentale: su
quali basi vengono determinati gli organici delle scuole?
Il programma dell’Unione conteneva tra i suoi punti qualificanti la
difesa del tempo pieno. Ma questo vorrebbe dire assicurare il doppio
organico su ogni classe a 40 ore, a tempo pieno. E’ così? Verranno
soddisfatte le richieste di tempo pieno avanzate dalle scuole? E nel
resto d’Italia, considerato che il tempo pieno rappresenta una quota
largamente minoritaria delle classi, concentrata per lo più in alcune
grandi città del Nord, qual è l’assetto organizzativo di base della
scuola primaria?
A queste domande non è possibile sfuggire nei prossimi mesi.
Attendiamo risposte da parte del ministero.