Eliminare è facile, costruire è difficile. Gaspare Barbiellini Amidei, Il Corriere della Sera del 2/6/2006
Eliminare è facile, costruire è difficile. Il nuovo corso post-elettorale della scuola comincia con un blocco: la sperimentazione dei nuovi percorsi liceali era stata autorizzata in una serie di istituti, ora essi riceveranno comunicazione della revoca. La riforma è sul tavolo della revisione o dello smontaggio, l’ampiezza della retromarcia non è ancora chiara. Dalla platea della contestazione arriva un applauso al ministro Giuseppe Fioroni. E un incitamento: adesso tocca ai tutor , poi al portfolio . Sullo sfondo la speranza (o il timore, anche l’avventura pedagogica è spaccata a metà, come in questi giorni molte altre cose) che venga ripensato o cancellato l’intero doppio canale, da una parte i licei dall’altra l’istruzione e formazione professionale. Intanto il Governatore della Banca d’Italia nella sua prima relazione a Palazzo Koch avverte: negli ultimi dieci anni l’Italia ha sì ridotto il divario rispetto ai Paesi avanzati nella diffusione dell’istruzione fra i giovani, ma il ritardo accumulato peserà ancora a lungo sul livello medio del capitale di conoscenza degli italiani. Ci saranno altri ritardi fra smontare e rimontare? Il sistema non può permetterselo. Basta andare a un altro passo del documento di Mario Draghi: «Perché la produttività torni a crescere occorrono innovazione e investimenti in ricerca e in tecnologia: la stasi nella produttività è connessa anche con la carenza di capitale umano». Quale accelerazione intende compiere il nuovo governo nella qualificazione di questo capitale umano? Il mondo della scuola è inquieto e frastornato, l’età media del corpo docente è fra le più anziane di Europa, le competenze create fra i giovani non si collocano nella parte alta delle classifiche continentali. La concordia degli obiettivi non segna di sé l’attuale fase, se ben 15 Regioni hanno ricorso al Tribunale amministrativo per sollecitare uno «stop» alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e didattici. Mi pare di intendere che si voglia una pausa di decantazione prima di un approdo a nuove certezze. Si pensa forse di evitare così alle famiglie un tragitto insicuro, turbato anche da possibili contenziosi fra le autonomie politiche (le Regioni che contestano la formula) e le autonomie di istituto (le scuole che si apprestavano ad anticipare la riforma). L’augurio è di non perdersi nella damnatio memoriae . Rischia di ingombrare il campo soltanto di macerie ideologiche chi volesse costringere l’intera macchina a ricominciare da capo. L’eccesso demolitorio riporterebbe non solo a prima del governo di centro-destra ma a prima dell’altro governo Prodi e del ministro Berlinguer. Lo slogan, un po’ goliardico e un po’ giacobino, «Aboliamo tutto», non regge al realismo imposto dalle difficoltà congiunturali e strutturali del Paese. Più ci si allontana dai giorni delle polemiche elettorali più si coglie la necessità di rasserenare la scuola. Ora Letizia Moratti, lontano da viale Trastevere, è a Palazzo Marino, sindaco voluto dalla maggioranza dei milanesi. Giuseppe Fioroni, ministro espresso dalla componente moderata dello schieramento di centrosinistra, ha preso il volante della macchina della istruzione, cioè di quella fabbrica di capitale umano che il Governatore della Banca d’Italia invita ad arricchire. Non credo Fioroni vorrà governare a dispetto dei predecessori. Si cambi quel che ragione può suggerire di cambiare. Rientrerà nel campo delle cose realizzabili l’adozione, finalmente, del criterio del merito per premiare chi fra i docenti più si impegna e più frutti raccoglie? Chi ci ha provato finora ha sempre fallito. Anche Luigi Berlinguer dovette fermarsi davanti a un no intriso di conservatorismo ideologico. Basterà ora la sollecitazione del Governatore della Banca d’Italia («Servono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori») a convincere la sinistra che è arrivata l’ora di muovere qualche passo in questa direzione? Il nuovo ministro condividerà la proposta di Draghi? In questo caso dovrà affrontare una sfida ardua. Da risolvere con determinazione e pacatezza. In stile europeo. |