I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
Presentato nei giorni scorsi il "Secondo
Rapporto di Aggiornamento sul Monitoraggio della Convenzione dei
Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza in Italia": aumentano i
bambini in povertà, crescono i rischi di sfruttamento, devianza e
disagio. Né mancano i problemi per l'infanzia con disabilità.
a cura di Stefano Borgato, da
Superando dell'1/6/2006
«I bambini che chiedono
soldi ai semafori o alcuni drammatici fatti di cronaca che
documentano violenze, abusi e gravi mancanze e negligenze ai danni di
minori sono solo la manifestazione più visibile
di tendenze strutturali che rileviamo e che ci
preoccupano».
Questo è il commento di Arianna Saulini,
coordinatrice del Gruppo di Lavoro sulla CRC (Convention
on the Rights of the Child - Convenzione ONU sui Diritti
dell’Infanzia e Adolescenza) e responsabile dell’Area Diritti
di
Save the Children Italia, nel presentare
I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia - Secondo
Rapporto di Aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui
Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia.
Il documento è stato reso pubblico nei giorni scorsi, alla vigilia del
quindicesimo anniversario della ratifica della Convenzione ONU sui
Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza da parte dell’Italia (27
maggio 1991) ed è stato realizzato dal Gruppo di Lavoro per
la CRC, una rete di ben
quarantacinque organizzazioni del Terzo
Settore,
coordinate da Save the Children Italia, tra le quali anche il
CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
Scopo del Rapporto è l’esame di quello che il nostro Paese sta facendo
per tutelare i diritti dei minori e dare attuazione
alle Raccomandazioni che il Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia
aveva rivolto all'Italia nel 2003.
I dossier che annualmente il Gruppo di lavoro redige confluiranno in
un Rapporto Supplementare a quello che il Governo
Italiano sarà tenuto a presentare alle Nazioni Unite nel 2008.
«Il Rapporto -
sottolinea Arianna Saulini - prende in esame moltissime questioni
relative all’infanzia: le misure di attuazione della
Convenzione in Italia, i servizi sanitari e di
assistenza all’infanzia, l’educazione, il gioco,
le attività culturali, le misure di tutela dei
minori. In questo quadro generale abbiamo rilevato alcune tendenze che
richiedono massima attenzione e tempestività di intervento.
In particolare siamo preoccupati per la riduzione in povertà
di molti bambini insieme alle loro famiglie e per l’aumento
di fenomeni di sfruttamento legati alle condizioni di disagio sociale,
emarginazione e solitudine in cui si trovano molti minori sia
stranieri che italiani».
Il documento conferma ad
esempio la preoccupante crescita della povertà minorile,
rispetto alla quale stime recenti valutano in 17 milioni
i bambini in stato di povertà in Europa, con l’Italia
al secondo posto per minori poveri.
«La riduzione in povertà di un più ampio numero di bambini - si legge
nel Rapporto - è preoccupante e va ricollegata, tra l’altro alle
condizioni economico-sociali delle mamme, in
particolare al loro status di occupate o disoccupate. L’OCSE,
l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha
infatti dimostrato una relazione inversamente proporzionale tra tasso
di occupazione femminile e tasso di povertà tra i bambini».
Altri problemi cui viene data grande evidenza sono quelli legati ai
minori migranti, «altra fascia di bambini e ragazzi
particolarmente vulnerabile. Infatti - spiega ancora Saulini - il
quadro che emerge dal Rapporto è quello di un gruppo ancora
insufficientemente tutelato sin dall’arrivo alle nostre frontiere,
dove approdano anche ragazzi provenienti da Paesi in guerra,
magari ex bambini soldato. Una volta entrati in Italia, la difficoltà
di accedere a programmi di integrazione e successivamente di avere un
permesso di soggiorno mette i minori migranti in una condizione di
solitudine, di debolezza e quindi a
rischio di cadere vittime di fenomeni di sfruttamento sia sessuale che
lavorativo e di devianza».
Ma quanti sono i minori che si prostituiscono, quanti sono vittime di
tratta, quanti i bambini che subiscono violenza e abuso, quanti i
minori negli istituti o appartenenti a minoranze etniche? Secondo
Saulini, «è inaudito che su alcune questioni molto
serie relative alle condizioni dell’infanzia in Italia,
manchino da anni dati ufficiali. Ad oggi non si conosce ad
esempio il numero di bambini e bambine che vivono fuori della
famiglia, non sono state istituite anagrafi regionali sul
numero di minori in strutture residenziali, come istituti e
case-famiglia, né è operativa la banca dati dei minori
dichiarati adottabili e degli aspiranti genitori adottivi».
Particolare attenzione viene data nel Rapporto anche alle tematiche
riguardanti i bambini con disabilità, soprattutto in
due punti che ci preme evidenziare.
Il primo riguarda Il disagio legato alle malattie croniche,
rispetto al quale nel documento si rileva che «nei Paesi occidentali
la prevalenza delle malattie croniche e delle disabilità è in
costante aumento, per le maggiori possibilità terapeutiche
che hanno assicurato la sopravvivenza, ma non la guarigione,
per molte di tali condizioni. In età pediatrica, le malattie croniche
rappresentano ormai la patologia preminente e le disabilità che ne
conseguono la principale problematica assistenziale.
Quelle molto gravi e particolarmente disabilitanti impongono un
adeguamento dei modelli sociosanitari, attraverso una revisione
organizzativa, ma prima ancora culturale, per
garantire il miglior benessere possibile e il contenimento del disagio
e della sofferenza. In particolare, i bambini con patologia cronica e
disabilità rappresentano sempre di più la principale sfida per
l’assistenza pediatrica. [...] Tra i molti
punti critici nell’assistenza sono da contemplare: il
numero dei servizi di cura contemporaneamente referenti per
l’assistenza del singolo caso (70% dei casi); la rilevante
migrazione sanitaria (fuori dalla propria regione), soprattutto
fra i bambini residenti al Centro-Sud (76%) rispetto
a quelli del Nord (13%); la marginalità dei pediatri/medici di famiglia,
coinvolti per tutti gli aspetti della cura; l’insoddisfazione
della famiglia per l’assistenza ricevuta, in particolare dai
servizi territoriali. [...] Con l’eccezione delle malattie più
frequenti, il disagio cronico nell’età dello sviluppo
rappresenta dunque ancor oggi una condizione priva di adeguate
attenzioni conoscitive e assistenziali su tutto il territorio
nazionale e, in particolare, in alcune regioni».
Rispetto a ciò il Gruppo di Lavoro raccomanda da una parte «di
migliorare le indagini epidemiologiche per definire la
prevalenza delle varie malattie croniche e disabilità della
popolazione pediatrica italiana, sia a livello nazionale che locale»,
dall'altra di «definire i percorsi assistenziali condivisi dei
pazienti con disabilità (e delle rispettive famiglie), così da
individuare i bisogni ancora inevasi e pianificare interventi
per la rimozione degli ostacoli che ancora caratterizzano le
cure dei bambini con malattie croniche o disabilità».
L'altro punto cui
dedichiamo spazio è quello del Diritto all’istruzione per
gli alunni con disabilità, per il quale citiamo anche qui
dal Rapporto presentato nei giorni scorsi: «Il sistema scolastico
italiano prevede l’integrazione degli alunni disabili nelle scuole.
Valutando l’andamento della popolazione scolastica negli ultimi anni,
si nota come vi sia stato un aumento sensibile di minori
disabili nelle scuole statali».
Se quindi la scuola pubblica «è il luogo preferenziale
per l’inclusione dei bambini disabili, l’integrazione
scolastica sancita dalla legge andrebbe però supportata attraverso la
predisposizione di istituti accessibili, classi idonee,
insegnanti preparati professionalmente e in numero
adeguato, e risorse sufficienti per garantire gli altri
servizi necessari (ad esempio i trasporti forniti dagli Enti Locali).
Invece si rilevano una serie di problemi legati principalmente alla
riduzione del numero di insegnanti di sostegno, con
conseguente mancanza di continuità didattica, all’aumento
degli insegnanti precari e non specializzati, e ai
tagli alle risorse finanziarie».
«Accanto alla precarietà degli insegnanti di sostegno - continua il
Rapporto - si segnala anche una scarsa preparazione degli
assistenti educativi, dovuta alla mancanza di una legge
nazionale che ne disciplini il profilo professionale e le funzioni,
attribuendo così a ciascun Ente Locale ampia autonomia. Per quanto
concerne poi i finanziamenti erogati, alcune associazioni denunciano
che tenendo conto della scomparsa del finanziamento per i sussidi
didattici e tecnologici (a partire dal 2003) e di quello per i
GLIP (Gruppi di Lavoro Interistituzionale Provinciali) dal
2002, sono stati ulteriormente ridotti anche i fondi erogati per
l’applicazione della Legge
440/1997 sull’arricchimento
dell’offerta formativa [...]. La riduzione dei finanziamenti da un
lato e l’aumento progressivo del numero degli alunni disabili
dall’altro ha quindi comportato una riduzione
dell’investimento pro capite. Va infine considerato che la
riduzione del numero di classi, a fronte di un
incremento complessivo di alunni, in questi anni rende più probabile e
frequente che due o più bambini disabili siano presenti nella stessa
classe. Quindi anche se l’impianto normativo è complessivamente
favorevole, prevedendo l’abbattimento delle barriere
architettoniche (DPR
503/1996), l’integrazione
scolastica (Legge
517/1977, Sentenza Corte Costituzionale
215/1987 e Legge
104/1992), la programmazione per
il bambino disabile di un attento piano educativo individualizzato
(Legge 104/1992), nei fatti la piena attuazione è ostacolata
da carenze di organico specializzato e dai tagli alle risorse
finanziarie».
In questo caso il Gruppo di Lavoro raccomanda «il potenziamento e la
garanzia di specializzazione degli insegnanti di sostegno per i minori
disabili».
Tornando ad uno sguardo
generale all'importante documento e riprendendo ancora le parole di
Arianna Saulini, «appare evidente che i passi da
compiere per garantire adeguata tutela ai minori presenti in
Italia siano ancora molti, a partire da
un’esaustiva conoscenza dei loro bisogni e dei problemi che li
riguardano. Alla luce di ciò, il Rapporto del Gruppo di Lavoro vuole
essere uno strumento utile e costruttivo. Oltre
quindi a rilevare le eventuali carenze nelle politiche, nelle leggi e
nelle azioni messe in atto dal nostro Paese in favore dell’infanzia,
esso offre tutta una serie di raccomandazioni e indicazioni su
cosa fare», di alcune delle quali - in ambito di disabilità -
abbiamo già dato conto.
Oggi, di fronte al nuovo Governo di fresca nomina, Saulini si augura
che esso «provveda quanto prima all’istituzione del Garante
Nazionale Indipendente per l’Infanzia, che rafforzi e
implementi il meccanismo per la raccolta e l’analisi dei dati
disaggregati sui minori, che provveda all’adeguata
accoglienza dei minori stranieri in Italia, regolamentando la
materia relativa al rilascio del permesso di soggiorno, al diritto al
lavoro, al diritto alla protezione all’arrivo in frontiera.
Auspichiamo altresì che venga finalmente approvata una legge
sul diritto all’asilo e che grazie all’azione congiunta di
istituzioni e organizzazioni non governative di settore, si avviino
misure per il supporto ai minori vittime di tratta e di varie forme di
sfruttamento, da quello sessuale, a quello
lavorativo».
«Come Gruppo di Lavoro - è la conclusione della coordinatrice -
continueremo nella nostra attività di monitoraggio e di attenta
osservazione di quanto il nostro Paese sta facendo e farà per tutelare
i diritti dei bambini presenti in Italia».
Il testo
integrale del Rapporto recentemente presentato, sui
Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, è disponibile
cliccando
qui.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia (Emanuela Salvatori)
tel. 06 48070023,
press@savethechildren.it.