MARIANGELA BASTICO
Parla il viceministro: «Un anno di tempo per smontare la legge,
intanto evitiamo i danni».

«Così abbiamo congelato la Moratti».

di Roberto Monteforte, da l'Unità del 29/6/2006

 

Tra i tanti effetti del decreto «milleproroghe» sul quale il governo ha posto ieri la fiducia, ve ne sono di importanti anche per la scuola. «Si congelano gli effetti della riforma Moratti» spiega il viceministro dell’Istruzione, la diessina Mariangela Bastico. È la logica del «cacciavite». Si smonta pezzo pezzo quella riforma. La si blocca per sostituirne le parti contestate appena maturano soluzioni alternative. È realista la Bastico e punta al risultato, senza trascurare valori e progetto.


Perché avete scelto questa via?

«Un rinvio a tempo indeterminato degli effetti della riforma Moratti...Siamo soddisfatti. Avrebbero avuto conseguenze devastanti. È la logica del “cacciavite”: smontare la riforma Moratti e costruire un nuovo assetto scolastico. Abrogare sarebbe stato il vuoto con questi rapporti di forza in Parlamento. Invece congeliamo, fermiamo, ci teniamo aperti i tempi per la correzione. Abbiamo acquisito un altro anno per la riforma della scuola superiore. Entrerà in vigore non prima dell’anno scolastico 2008-2009. È stato anche rinviato l’”anticipo” per la scuola dell’infanzia. Abbiamo portato da 18 a 36 mesi il tempo previsto per apportare modifiche ai quattro decreti applicativi della Moratti ancora “aperti”, compreso quello di riforma delle “superiori”. Lo abbiamo fatto facendo ricorso a quella “procedura semplificata” prevista dalla stessa riforma. Senza nuove leggi».


Con quale effetto?

«Ad ottobre non cambierà nulla. Le faccio un esempio solo in apparenza minimo, ma invece importantissimo. La Moratti aveva cambiato gli orari della scuola media e questo, tra i suoi effetti, aveva determinato anche un taglio delle cattedre. Bloccandolo abbiamo congelato per due anni gli organici dei docenti e non abbiamo neanche dovuto cambiare le classi di concorso. E ancora. Prendiamo la riforma delle “superiori” con gli otto licei, l’istruzione professionale che passerebbe alle Regioni e l’obbligo per i ragazzi di scegliere a solo tredici anni il loro indirizzo di studi. Tutto questo non entra in vigore. Stiano tranquille le famiglie, a dicembre di quest’anno si troveranno la scuola di oggi. Stiano tranquilli anche coloro che insegnano».


Vi siete dati tempo per fare cosa?


«Per avviare un percorso di ascolto, di partecipazione vera, di concertazione con i sindacati, con le parti sociali e l’associazionismo dei docenti. In questi 30 mesi la smonteremo pezzo, pezzo questa riforma. Il primo sarà proprio quello della “scelta precoce” a 13 anni. La elimineremo alzando subito l’obbligo di istruzione a 16 anni. Un obiettivo importante. Vuole dire innalzare i livelli d’istruzione per tutti. È così che si modifica il disegno discriminatorio e selettivo della Moratti. Contestualmente elaboreremo i nuovi contenuti, il bagaglio di conoscenze per la scuola superiore. Cambieranno anche quelli delle medie. Blocchiamo anche l’applicazione dell’”anticipo” nella scuola dell’infanzia. perché non si possono depositare bambini di due anni e mezzo in classi dove la fascia di età è di tre-quattro anni, come fosse un parcheggio, senza un progetto educativo. Sono altre le risposte da dare alle famiglie».


E sull’istruzione tecnica?

«La Moratti ha cancellato i diplomi professionalizzanti. Sono spariti i “periti” tecnici e tecnologici con effetti gravissimi per il sistema delle imprese. Questo è uno dei filoni che vogliamo valorizzare e lo faremo in un rapporto di leale collaborazione istituzionale con Regioni, Province e Comuni che il ministro precedente ha bruscamente interrotto. Una collaborazione che, invece, è indispensabile per avviare un processo di qualificazione e di cambiamento del sistema scolastico non rinviabile. Da realizzare valorizzando anche le autonomie scolastiche, che saranno forti se le scuole sapranno mettersi in rete e rapportarsi con il territorio».


Ma il cacciavite non è troppo poco?

«Stiamo “smontando” per ricostruire, lavorando ad un’idea di scuola totalmente alternativa a quella della Moratti che divideva, contrapponeva. Vogliamo realizzare una scuola pubblica, di qualità, per tutti e che non lascia fuori nessuno. Lavoriamo per la scuola di “non uno di meno”. I nostri provvedimenti, molto concreti, saranno coerenti con questo obiettivo. E li realizzeremo attraverso un’ampia concertazione, avendo ben presente i problemi della funzione docente a partire dalla precarietà che contiamo di riassorbire in un piano di medio periodo. Vi sono i curricula da ripensare e un’efficace lotta alla dispersione scolastica, ancora gravissima, da impostare sin dalle medie. Queste le tappe del nostro cammino. Senza spot e scossoni, ma concreto, quotidiano, fatto anche di valori. Oggi abbiamo la strumentazione necessaria per percorrerlo».