Ciò di cui non ha bisogno questo vitale comparto
è la segmentazione regionale per far posto al folclore.

Dalla scuola la bocciatura
di questa riforma costituzionale.

 La Nuova Ferrara del 22/6/2006

 

Il 25 e il 26 giugno prossimi costituiscono un appuntamento importante e ineludibile per il nostro paese, per la nostra storia e per il nostro futuro. Occorre respingere e votare No alla legge che modifica la costituzione italiana poiché rappresenta un tentativo di scardinare l’unità e l’identità nazionali, poponendo un modello di falso federalismo che non ha paragoni al mondo.

Costituisce una regressione all’Italia prerisorgimentale del Lombardo-Veneto e delle Due Sicilie, essendo un egoismo municipalista lontano anni luce dal nobile federalismo di Cattaneo.

L’obiettivo del pasticcio Calderoli, che cancella con un unico documento ben 57 articoli della nostra Cosituzione, è incrinare il patto di convivenza civile su cui si è retta l’Italia dal dopoguerra ad oggi. È l’ultimo atto decisivo di una serie di attacchi sistematici ai princìpi della Costituzione: l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il ripudio della guerra, l’antifascismo, la libertà di informazione, l’indipendenza della magistratura, la tutela del patrimonio artistico e dell’ambiente, la stessa unità d’Italia.

In particoalre la devolution leghista intende affidare alle Regioni diritti esclusivi di legislazione oltre che sulla sanità e sulla polizia municipale, sulla organizzazinoe scolastica, sulla gestione degli istituti scolastici, sulla definizione della parte dei programmi scolastici di interesse specifico delle singole Regioni, oltre che sull’istruzione e la formazione professionale. Si costituirebbero in questo modo tanti sistemi di istruzione quante sono le Regioni, si frantumerebbe il sistema scolastico nazionale in tanti sistemi scolastici regionali che risulterebbero diversi per risorse, indirizzi culturali, apparati. Sebbene la fine di una politica culturale e scolastica unitaria e di un’idea di cittadinanza e di un’etica condivise.

La scuola italiana oggi registra lo smarrimento culturale e civile del nostro tempo, dovuto alle rapide trasformazioni della società globalizzata, per cui gli individui vedono cambiare velocemente gli schemi culturali e simbolici. allora come progettare una futura organizzazione umana, un nuovo assetto della società, oggi così incerto e fumoso, rattrappendo il nostro orizzonte e indebolendo la memoria nazionale? Ciò di cui oggi ha bisogno la scuola italiana non è una segmentazione regionale, per dare spazio al dialetto, al folclore, a presunte ascendenze padane (con conseguenti costi aggiuntivi) ma di un ripensamento delle ragioni del sapere e dei fini della sua trasmissione e conservazione nella società del prossimo futuro. Il grande passaggio d’epoca che abbiamo di fronte ci impone di interrogarci sul ruolo e i caratteri culturali delle istituzioni formative e sul senso di responsabilità richiesto alle nuove generazioni. Credo che il mondo della scuola possa ritrovare l’orgoglio di essere protagonista di un progetto che mira a ricostruire una società più giusta e solidale con persone e cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri del vivere in società. Anche per una scuola all’altezza dei tempi, non si può che votare NO al Referendum di modifica della Costituzione.


Sandra Carli Ballola Marco Bergami Rossella Carli Ballola Davide Bellotti Maria Cristina Caracciolo Pier Edgardo Carli Biagia Cobianchi Isabetta Gomedi Roberta Menatti Michela Pasqualini Cinzia Piccinini Maria Rita Storti Sandro Succi Aniello Zamboni