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Associazione Professionale degli Insegnanti

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Carriera dei docenti:

ovvero, apparecchiare con l’argenteria

 quando manca il necessario da mettere a tavola.

di A. Scebba* dalla Gilda di Milano, 8/6/2006.

 

“Servono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori”, afferma il Governatore della Banca d’Italia nella sua relazione e rispunta il tormentone politico-sociale-sindacale che va avanti da più di un decennio.

Gasparre Barbiellini Amidei chiede, dalle colonne del Corriere della Sera di venerdì 2 giugno, se “rientrerà nel campo delle cose realizzabili l'adozione, finalmente, del criterio del merito per premiare chi fra i .docenti più si impegna e più frutti raccoglie? “e afferma che “chi ci ha provato finora ha sempre fallito. Anche Luigi Berlinguer dovette fermarsi davanti a un no intriso di conservatorismo ideologico”. Lo stesso Berlinguer dichiara che la questione del merito, affrontata quando egli era ministro, era giusta, ma il metodo era sbagliato, per questo Gilda e Cobas il 17 febbraio 2000 riuscirono a mobilitare gli insegnanti e a bloccare il famoso “concorsone”.

La lotta dei docenti del 17 febbraio 2000, che seppellì il concorsone di Berlinguer, è una tappa storica che segna il sentire dei docenti. Il ministro Luigi Berlinguer non fu fermato da un “un no intriso di conservatorismo ideologico”, come afferma Amidei., ma da un no dei docenti che prevedevano il danno, ancorché l’inutilità di dare la “patente” di bravi insegnanti al venti per cento di loro. Un coro di no degli insegnanti che in 320mila -un insegnante su 3 - raccolsero l’invito allo sciopero di Gilda e Cobas e scesero in piazza.

Tutte le componenti associative, politiche e sindacali debbono considerare quell’evento quando intendono avanzare proposte di carriera.

Da dove nasce questa “esigenza” di carriera per gli insegnanti? Non certo dai docenti. Allora ci si chiede perché far fare carriera a chi non la chiede?

Certo, se ai non addetti ai lavori si dice che occorre premiare “ i docenti più bravi”, allora la gente comprende e , magari, condivide. Tuttavia è un’ adesione astratta, che non entra nel merito del carattere peculiare della professione docente. Per comprendere questa peculiarità può servire confrontare il lavoro che si svolge a scuola con il mondo produttivo. Nel mondo produttivo, l’obiettivo è quello del profitto attraverso una maggiore produttività e qualità del bene prodotto. Nella scuola, il “profitto” consiste nella maggiore quantità di cittadini che arrivano ad un titolo di studio (lotta alla dispersione scolastica) e soprattutto la maggiore preparazione degli studenti. Su quest’ultimo punto, tutti concordano che per avere uno studente preparato si devono incontrare due condizioni fondamentali: il docente bravo e lo studente ricettivo, che studia. Ora, applichiamo questo ragionamento alla classe, dove ci sono 25/30 studenti e dove entrano 10/12 docenti di diverse discipline. Per avere un buon prodotto, cioè studenti con un buon livello di preparazione, oltre alla capacità e alla volontà degli studenti, occorre che tutti gli insegnanti siano bravi e preparati. Nel caso che solo alcuni docenti rientrino nella sfera dei più bravi, avremmo un “prodotto” studente carente.

Fatte queste considerazioni resta la difficoltà nel trovare un metodo oggettivo per determinare il merito del docente. E’ più facile, invece, individuare il demerito.

Ma, a parte il legittimo dibattito sulla questione della carriera dei docenti, la storia si ripete e una domanda sorge spontanea: come mai, ogni volta che nel Paese emergono problemi economici rispunta la voglia di introdurre verifiche meritocratiche dei docenti?

Insomma si vuole apparecchiare con l’argenteria quando manca il necessario da mettere a tavola.

L’ultimo contratto è stato firmato con due anni di ritardo. Il contratto attuale è scaduto da sei mesi e non si parla né di rinnovo né di “vacanza contrattuale” prevista dalle stesse norme contrattuali.

Quale interesse dovrebbero avere gli insegnanti per una ipotetica carriera riservata a pochi se non vengono rispettate le scadenze contrattuali? Può forse interessare una carriera a chi da anni –circa 120mila- viene assunto a settembre e licenziato a giugno?

Quale fiducia dovrebbero nutrire gli insegnanti se non viene concesso loro nemmeno un’area di contrattazione specifica senza costi aggiuntivi per il bilancio dello Stato?

 

*Coordinatore Gilda Milano