Standardizzando . . .
di Maurizio Tiriticco, da
ScuolaOggi del
2/6/2006
Ermanno Puricelli, Sandra Ronchi, Elena Vaj e
Marisa Vicini hanno scritto un lungo ed argomentato
articolo su “ScuolaOggi” di ieri sulla questione degli
standard. Lodano il Principe, ovviamente, e bacchettano senza
risparmio i poveri Pasquale e Maurizio i quali non riescono a capire
che diavolo sono questi benedetti… ed infernali Osa!
Lo riscrivo per la centesima volta. Il Dpr 275/99 afferma che gli Osa
sono relativi alle competenze degli alunni. Le Indicazioni nazionali,
edizione Moratti, allegate ai dlgs 59/04 e 226/05 affermano, invece,
che sono standard di prestazione del servizio che deve essere reso
dalle istituzioni scolastiche autonome.
Si tratta o no di due scritture assolutamente antitetiche?
Indubbiamente, sì! La prima è conforme non tanto con la “scuola della
tradizione”, come vogliono i quattro, e che per mille ragioni va
rivisitata e corretta, quanto con la logica più elementare di
qualsiasi processo di insegnamento-apprendimento. La seconda è una
scrittura assolutamente nuova che rompe con qualsiasi logica
curricolare. Secondo questa seconda scrittura, gli Osa costituirebbero
gli ingredienti a cui gli insegnanti attingono a seconda delle diverse
situazioni in cui si trovano ad operare. Così a Pierino diamo di più
perché chiede di più e a Gianni diamo di meno perché chiede di meno.
Stralcio due passaggi dall’articolo dei quattro: “Gli Osa… non possono
affatto essere intesi come standard minimi di apprendimento riferiti
alle prestazioni di ogni studente… spetta alle scuole dell’autonomia
ed ai docenti, e non allo Stato o ai suoi funzionari e tecnici
centrali, stabilire gli standard minimi di apprendimento relativi alle
prestazioni degli studenti. Si tratta di una grande questione di
libertà: libertà di scuola e libertà di insegnamento dei docenti,
contro le pretese di una didattica prestazionistica di Stato”.
E qui veramente non capisco! Che c’entra la libertà delle scuole? Che
c’entra la didattica di Stato? L’ho scritto cento volte! Un barbiere o
un chirurgo debbono conoscere e saper fare certe cose, si o no? E se
un formatore deve certificare che Maurizio ha le competenze per fare
il barbiere e Pasquale quelle per fare il chirurgo, queste competenze
il formatore se le deve inventare in nome della sua libertà o dovrà
desumerle da un profilo professionale?
Ma semplifichiamo il discorso! Decidono gli insegnanti quali sono le
conoscenze e le competenze che al termine di un dato percorso un
alunno deve avere acquisito, oppure devono ricorrere ad un repertorio,
largo e flessibile quanto si vuole, soggetto anche a modifiche ed
aggiunte continue nel tempo, ma che sia largamente comune e condiviso?
Decide l’insegnante se Pierino al termine del percorso x deve sapere
trovare il volume della sfera e Gianni fare soltanto due più due?
Eppure, ambedue hanno raggiunto i loro personalizzatissimi Osa!!!
Stando alle indicazioni dei quattro, ogni insegnante decide lui quali
sono gli Osa che Gianni e Pierino debbono raggiungere, Gianni quelli
facili facili e Pierino quelli più difficili! Ma questa è
personalizzazione? O presa per i fondelli? E tutto ciò, in clima di
devolution spinta, non rischia di frantumare quel sistema nazionale di
istruzione che gli Osa intesi come Lep dovrebbero invece garantire?
Che la Moratti abbia fatto pasticci è notorio! Ma che dopo il 9aprile
qualcuno tenti ancora di giustificarLi ed incensarli è veramente
troppo!
E poi, che le Indicazioni nazionali abbiano fatto fiasco non lo dicono
Maurizio e Pasquale, ma lo stesso Miur che nel giro di qualche mese ha
scritto di tutto di più e di meno su questo benedetto portfolio! La
nota del 9 febbraio è un capolavoro di capriole e funambolismi!
Comunque, il discorso è chiaro: care scuole, lasciate perdere perché
neanche noi del Miur ci capiamo niente! Il Miur si è autobocciato!
In conclusione, e non tornerò più su questo discorso: gli Osa intesi
come Lep per le scuole e non come obiettivi relativi alle competenze
degli alunni sono soltanto una scelta che umilia la scuola, offende
gli insegnanti e inganna gli alunni. I quattro mi dicono che sono
perentorio, ma non si può non essere perentori su questioni
lapalissiane! Sulle quali, però, i quattro hanno scritto sette
cartelle sette solo per incensare principi e principesse ormai…
denudati!
La questione degli
standard: una questione di libertà.
E. Puricelli, S. Ronchi, E. Vaj e M. Vicini, Pavone Risorse del
28/5/2006.