È davvero singolare l’articolo

pubblicato ieri dal  Corriere.

di Letizia Moratti, Il Corriere della Sera dell'8/1/2006

 

È davvero singolare l’articolo pubblicato ieri dal Corriere «Eppur (non) si muove», nel quale Gaspare Barbiellini Amidei commenta il Rapporto Ocse sulla scuola e sull’università. Egli infatti ammette che i dati riportati risalgono al 2003, anno di avvio della riforma, per cui «è presto per proclamarne definitivamente il fallimento». E conclude: «Ma non c’è da essere ottimisti». Perché tanto gratuito disfattismo? Se quei dati sono superati e non possono tener conto degli effetti della riforma, per quale motivo l’autore non ha preso in alcuna considerazione i significativi risultati raggiunti negli ultimi anni? Questi risultati sono stati tempestivamente diffusi con le relazioni annuali degli organismi di valutazione, l’Invalsi per la scuola, il Cnvsu per l’università e il Civr per la ricerca. Sin dall’inizio del mio mandato ho avviato una politica di rigorosa valutazione attraverso questi enti indipendenti. È in base a questi dati che ritengo opportune alcune puntualizzazioni, perlomeno sui tre punti principali enunciati nell’articolo.

La vecchiezza della struttura docente: con le 130.000 immissioni in ruolo a partire dal 2001 abbiamo «svecchiato» notevolmente l’età media degli insegnanti. Ma il passaggio fondamentale è costituito dal nuovo sistema di reclutamento dei docenti. Il decreto attuativo è stato approvato meno di un anno fa, gli effetti li vedremo con l’applicazione delle nuove norme, dall’anno scolastico 2007-2008. Questo sistema garantisce insegnanti più giovani, più qualificati e con la certezza del posto di lavoro.
L’inferiorità numerica della popolazione italiana nella scolarizzazione medio-alta: il dato Ocse relativo ai diplomati si riferisce alla fascia d’età 24-64 anni, sulla quale ovviamente non si può intervenire. Per la fascia d’età 18-24 anni, invece, siamo oggi nella media europea, ossia all’80% rispetto al 70 del 2001. Anche per quanto riguarda i laureati il rapporto 2005 del Cnvsu, Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, ha evidenziato un forte incremento, 220.000 all’anno, con un aumento del 30% rispetto al 2001, mentre il tasso di abbandono degli studi è sceso dal 65 al 40%. Per quanto riguarda la formazione professionale, siamo passati da un insieme di percorsi non strutturati affidati alle regioni e privi di valenza nazionale ed europea a un sistema organico e strutturato collegato con il sistema dei licei e di pari dignità. Questo permetterà di incrementare notevolmente il numero dei diplomati con qualifiche e titoli spendibili in tutta Europa.

La povertà delle competenze matematico-scientifiche: il rapporto Invalsi, Istituto nazionale di valutazione del sistema dell’istruzione, presentato un mese fa, rileva che, dopo anni di progressivo declino testimoniato dall’indagine Ocse-Pisa, le competenze degli alunni in matematica, oltre che in grammatica, stanno migliorando, mentre l’iscrizione alle lauree scientifiche è in netta ripresa (?10%) grazie a uno specifico progetto finanziato dal Ministero.

Altri punti meriterebbero di essere precisati, tra i quali quello relativo agli stipendi degli insegnanti, ora vicini alla media europea, essendo aumentati mediamente negli ultimi 4 anni di 274 euro mensili. Ma ritengo che i dati che ho riportato smentiscano ampiamente quelli dell’Ocse. La scuola italiana, dopo decenni di immobilismo, finalmente si è mossa. Sta ora a tutte le persone che hanno a cuore le sorti dei nostri giovani e il futuro del Paese portare avanti questo percorso.