Nuovo secondo ciclo,

uno sbilancio preoccupante.

Tuttoscuola, 28 gennaio 2006

 

A distruggere si fa sempre molto in fretta. Sarebbe paradossale concludere che il fascismo distrusse la ricchezza degli agenti sociali (sindacati, imprese, comunica, province, camere di commercio ecc.) che intervenivano attivamente nella promozione degli istituti tecnici e professionali, statalizzando l’intero settore e uniformandolo alle proprie direttive buro-sindacal-centralistiche. E che la Repubblica democratica non sia riuscita a inventare niente di meglio che risolvere il problema con la definitiva liquidazione dell’istruzione tecnica e professionale, svilendola sul piano culturale e pedagogico.

Ma, in queste condizioni, chi saranno i nostri qualificati tecnici e quadri direttivi e dirigenti del futuro? Ci siamo rassegnati, forse, all’illusione di una società senza economia produttiva che vive solo di rendita? Chi ripagherà gli investimenti delle famiglie non ricche che, con sacrifici enormi, hanno pensato che solo l’università avrebbe consentito ai propri figli di avere un posto di lavoro qualificato e ben retribuito, quando invece si accorgeranno del contrario perché non è un paese normale quello in cui un solo distretto giudiziario (Napoli) ha più avvocati dell’intera Francia?