Sono sempre di più le università che stipulano convenzioni con categorie professionali per trasformare in "crediti" le proprie competenze. Riconoscimento o privilegio?

Boom di "sconti" sugli esami.

Tutti gli accordi degli atenei.

Chi lavora e vuole conseguire una laurea adesso può tramutare la propria attività in "crediti". E le università si accordano con gli ordini professionali
Atenei, la corsa alle convenzioni tutti vogliono "laureare l'esperienza"

Massimiliano Papasso, la Repubblica del 4/1/2006

 

Per qualcuno rappresentano un'occasione d'oro per veder riconosciuti all'università i sacrifici di una vita di lavoro. Per altri, invece, non sono altro che semplici scorciatoie per studenti privilegiati alla disperata ricerca di una laurea. In qualunque modo le si voglia definire, nel nostro Paese le convenzioni tra atenei e ordini professionali stanno facendo registrare un vero e proprio boom.

In Italia, infatti, non c'è università che si rispetti che negli ultimi tempi non abbia stipulato un qualche accordo con giornalisti, consulenti del lavoro, ragionieri commercialisti, carabinieri, polizia o vigili del fuoco per permettere loro di iniziare il proprio percorso universitario con un discreto numero in meno di esami da sostenere.

Un meccanismo, quello delle convenzioni, introdotto dalla riforma universitaria del 1999 e che poggia le sue radici ideologiche sul programma "Laureare l'esperienza", in base al quale chiunque voglia conseguire un titolo di studio universitario (se almeno in possesso di un diploma di scuola media superiore) ha la possibilità di veder trasformato il suo background lavorativo in crediti formativi utili al conseguimento di una laurea di primo livello, anche se in tanti anni di onorata carriera non ha mai messo piede in un'aula universitaria.

La mappa delle convenzioni. Da Torino a Roma, passando per Enna e Campobasso, ogni università ha ormai la sua convenzione da cui attingere risorse e iscritti. Se a "La Sapienza" ce n'è una per quasi ogni corso di laurea, i piccoli atenei si arrangiano con quello che hanno. È il caso della Libera Università degli Studi "San Pio V" di Roma che racchiude in soli due corsi di laurea ("Scienze Politiche e Sociali" e "Scienze Economiche e Gestionali") la bellezza di cinque convenzioni: Inps, Collegio dei ragionieri, consulenti del lavoro, e due con il Ministero dell'Interno. Un modo per fare più iscritti e di conseguenza pesare di più nel sistema dell'attribuzione dei fondi ministeriali? "Se per gli atenei pubblici questa potrebbe essere una delle motivazioni - assicura la professoressa Antonella Ercolani, prorettore dell'ateneo romano - per noi stipulare una convenzione significa soprattutto affermarsi all'interno di un territorio. Anche perché i fondi ministeriali destinati alle università private, si sa, non sono di certo molti".

Più crediti per tutti. Ma quanto rende ai "novelli studenti" una convenzione in termini di esami? Il decreto legge 509/99 lascia ai singoli atenei la libertà di fissare in base ai profili professionali il numero di crediti da riconoscere ai fini della laurea. A Torino, per esempio, la facoltà di Scienze Politiche riconosce (nella migliore delle ipotesi) circa 90 crediti su 180 complessivi a tutti gli iscritti all'Ordine dei giornalisti, mentre l'Università di Cassino per la stessa categoria arriva a quota 120. Toccano quota 124, invece, i ragionieri commercialisti e i consulenti del lavoro ad Enna. Il riconoscimento dei crediti, però, varia anche a seconda dei livelli gerarchici. Se all'Università dell'Aquila un semplice agente della Polizia di Stato iscritto al corso di laurea in "Scienze dell'investigazione" parte con soli 44 crediti, ad un ispettore vengono riconosciuti 120 crediti: praticamente un 2/3 della laurea senza aver sostenuto nemmeno un esame.

Polizia in testa, Inps in risalita. Gli appartenenti alla Polizia di Stato sono anche gli studenti che possono far affidamento su più convenzioni. Al momento se ne contano 23 in altrettante università italiane. Non scherzano nemmeno però i giornalisti e i consulenti del lavoro che possono contare su accordi ad hoc con atenei sia pubblici che privati, dalla Lumsa di Roma all'ateneo di Torino, passando per quelli di Cassino e di Chieti-Pescara. Negli ultimi mesi però anche altre categorie di lavoratori si stanno affacciando al mondo delle convenzioni. È il caso dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale che grazie ad accordo da poco siglato con l'università privata "San Pio V" di Roma metterà a disposizione dei propri dipendenti l'occasione di iscriversi ad un corso di laurea in "Scienze Politiche e Sociali" con un cumulo di crediti che, a secondo dell'inquadramento contrattuale, potrà variare dai 67 ai 105 su 180 CFU complessivi.

L'Università fa lo sconto. Singolare è poi il caso dell'Università Kore di Enna. L'ateneo siciliano, riconosciuto ufficialmente dal Miur prima dell'estate, in soli pochi mesi di vita ha già siglato tre convenzioni inventandosi anche uno sconto tutto particolare: più la convenzione avrà successo, meno dovranno pagare per le rette annuali consulenti del lavoro e ragionieri commercialisti. "La nostra è una scelta dettata dall'esigenza di far quadrare i conti - spiega Mario Lipoma, responsabile del coordinamento accademico dell'UniKore -. Se per noi attivare il terzo anno di un corso di laurea per 100 iscritti costa 3700 euro, questa cifra diminuisce in maniera proporzionale all'aumento degli studenti. Così se gli iscritti saranno 101 si pagherà 3500 euro, 2200 invece se questi toccheranno quota 351".

Ma gli sconti non sono finiti qui. L'Università di Enna ha previsto un ulteriore bonus di 200 euro per tutti gli appartenenti ai sindacati di categoria. Quelli che sembrano aver gradito di più la politica dei "saldi universitari" sono i ragionieri commercialisti che si sono iscritti già in 100, e contano di poter sfondare il tetto delle 250 unità a breve. Che per un'università di appena mille studenti significa un bel salto di qualità.