I genitori bocciano la Riforma Moratti
Non hanno avuto molta fortuna, fino ad ora, le novità introdotte dal
ministero:
pochi alunni con l'orario "flessibile". E gli anticipi non attraggono
al Nord
I genitori bocciano la Riforma Moratti
"snobbati" primina e tempo normale.
Salvo Intravaia, la Repubblica del 10/2/2006
I genitori bocciano la riforma Moratti.
Alla scuola media (ora secondaria di primo grado) e all'elementare
(ora scuola primaria) le famiglie che hanno scelto solo il tempo
obbligatorio, di 27 ore settimanali, sono pochissime. Insomma, mamme e
papà non se la sono sentita di fare frequentare ai figli una scuola
dove si studia meno di quanto hanno fatto, probabilmente, loro stessi.
Il dato è stato reso noto dallo stesso ministero dell'Istruzione che
nei giorni scorsi ha fornito i numeri ai sindacati di categoria. Nel
monitoraggio effettuato da viale Trastevere su 41.554 classi prime e
seconde classi di scuola media, quest'anno funzionano con l'orario
minimo obbligatorio morattiano appena 555 classi: l'1,33 per cento. Il
21 per cento delle classi in questione adotta un orario di 30 ore
settimanali (come nella vecchia organizzazione oraria) e il 78 per
cento un orario che varia dalle 33 ore alle 40 settimanali.
Se una delle cartine di tornasole del livello di gradimento delle
famiglie poteva essere la scelta del cosiddetto tempo scuola, la
riforma Moratti è bocciata senza appello. "La scuola 'minima' delle 27
ore e la scuola 'spezzatino' modello Moratti - dicono dalla Flc Cgil -
non ha dunque convinto nessuno, le famiglie hanno confermato la
fiducia e l'aspettativa riposta nella scuola e hanno dimostrato che è
diffusa la richiesta di più scuola. Gli esiti di tale rilevazione
confermano abbondantemente che è vincente, sulla retorica familistica
di Moratti, un modello inclusivo di scuola tendente a riprodurre quei
modelli di scuola distesa che vanno dalle 33 alle 40 ore settimanali".
Stesso risultato dalla rilevazione alla scuola elementare. Meno ore di
lezione e meno insegnanti, ma per quest'anno è andata male: così mamme
e papà bocciano la Moratti. Nel primo anno di applicazione "a regime"
della riforma della scuola primaria, la scelta del solo tempo
obbligatorio (27 ore settimanali), auspicato da viale Trastevere per
tagliare qualche migliaio di posti in organico, è miseramente fallita.
La maggior parte delle famiglie ha optato per le ore obbligatorie più
quelle opzionali (3 settimanali).
Su 126.576 classi di scuola elementare monitorate quelle che
funzionano con 27 ore settimanali sono soltanto 2.951, pari al 2,33
per cento. Il 72,9 per cento delle classi italiane svolgono da 30 a 34
ore di lezione settimanali e il 24,8 per cento addirittura 40 ore.
Le opzioni.
Da quest'anno i genitori italiani, secondo la nuova mappa disegnata
dal ministro Letizia Moratti, per quanto riguarda gli orari di lezione
settimanali avevano a disposizione diverse opzioni. Niente più,
quindi, orari rigidi come accadeva prima. In base al decreto
legislativo numero 59 del 2004, il monte ore settimanale viene
suddiviso in tre parti: una quota obbligatoria, una facoltativa e la
terza per la mensa. Nella scuola primaria l'orario obbligatorio è di
27 ore settimanali, 3 le ore facoltative che le scuole organizzano in
piena autonomia e 10 quelle destinate alla mensa. Alla media, restano
27 le ore obbligatorie, diventano 6 quelle opzionali e 7 le ore
destinate alla refezione.
Gli Anticipi.
Ma le brutte notizie non arrivano mai da sole, e per il ministro
Moratti se ne aggiunge un'altra. In Lombardia e in tutto il nord
Italia "l'anticipo" alla scuola elementare ha riscosso pochissimo
successo. "Nemo propheta in patria", recita un antico proverbio latino
quanto mai adatto al caso. Infatti proprio nella terra del ministro
dell'Istruzione, Letizia Moratti, - prossimo candidato ufficiale per
la Casa delle Libertà alla poltrona di primo cittadino a Milano - uno
dei punti qualificanti della riforma del sistema scolastico italiano è
stato letteralmente snobbato da mamme e papà. Secondo i dati forniti
dai tecnici del ministero, nel corrente anno scolastico, in Lombardia
gli anticipatari che frequentano le scuole pubbliche sono "appena"
3.213: meno dell'1 per cento (0,82 per cento, per l'esattezza). Un
numero davvero esiguo se confrontato con i quasi 389 mila scolari
della scuola primaria delle province lombarde. Differenza che salta
all'occhio se si confrontano i dati della Lombardia (la regione
italiana con la maggiore popolazione scolastica) con quelli delle
altre due regioni per numero di alunni. In Campania, piccoli che hanno
fatto ingresso in prima elementare a 5 anni e mezzo se ne contano
quasi 10 mila e in Sicilia poco meno di 8 mila. Da sole, le due
regioni del Sud contano il 40 per cento del totale degli anticipatari:
45 mila in tutto.
Tra le possibili cause della disaffezione sul cosiddetto anticipo al
Nord la maggiore consapevolezza, da parte delle famiglie, che non se
la sentono di "togliere un anno di gioco" ai propri figli, o la paura
che - come sostengono diversi esperti - l'anticipo possa complicare la
vita scolastica futura agli alunni "meno pronti".