Stop all’anticipo, obbligo fino a 16 anni, via il doppio canale,
nuovi e giovani professori nelle università

Ecco la scuola se vince l´Unione.

L’idea è: cambiamenti chirurgici alla riforma Moratti
Gli obiettivi: più nidi e materne, tornare a puntare sul tempo pieno
Negli atenei non c’è stato rinnovamento: proposta l’assunzione di 10.000 nuovi prof

Laura Montanari, la Repubblica del 3/2/2006

 

Innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 16 anni, potenziare il tempo pieno nelle elementari, investire nelle scuole nido e in quelle materne. E poi: più finanziamenti per dare un’autonomia vera e non soltanto sulla carta, il ritorno delle commissioni esterne per l’esame di maturità, rilancio degli istituti tecnici e l’eliminazione del doppio canale liceo/istituto professionale, incoraggiare la diffusione degli istituti comprensivi che oggi sono il 58% sul territorio, ma che nei programmi dell’Unione dovranno crescere (sono le scuole verticali di più cicli scolastici, per esempio elementari e medie). Questi soltanto alcuni dei capitoli di cui ieri si è parlato all’Auditorium del Consiglio Regionale nell’iniziativa organizzata dai Ds toscani come «contributo al programma dell’Unione su scuola e università».

«Sottoscrivo le parole "scuola, scuola, scuola" con le quali Prodi risponde a chi gli chiede quale è la priorità del suo programma - spiega Marta Rapallini responsabile Ds per università e ricerca - Bisogna riportare la scuola, la formazione, la ricerca, al centro del sapere». Si riparte da lì, senza preparare una riforma della riforma (Moratti) perché, come dice Giovanni Di Fede, responsabile del settore per i Ds toscani, «la scuola oggi non può reggere un altro cambiamento complessivo». Ma correzioni anche radicali sì e «di queste ha bisogno» prosegue Daniela Lastri, assessore all’istruzione di Palazzo Vecchio: «Io sono per cancellare l’anticipo scolastico voluto dalla Moratti perché, nelle materne non ha garantito ampliamenti, ha soltanto allungato le liste d’attesa e ha "ideologizzato il precocismo"». L’assessore è d’accordo anche nel ripristinare la tassa di successione (c’è una proposta di legge in Parlamento) per finanziare le scuole da 0-6 anni e fare in modo che le materne siano in grado di assorbire tutte le richieste senza liste di attesa. «Bisogna togliere dal Patto di stabilità l’istruzione perché altrimenti ad ogni Finanziaria si rischia di tagliare fondi alla scuola e serve una legge per organizzare la formazione continua per gli adulti» aggiunge.

Capitolo università. Anche qui serve una sterzata, «riprendere la strada che per cinque anni è stata abbandonata» spiega Marta Rapallini. Come? Con un nuovo, massiccio reclutamento di giovani professori: «Abbiamo la classe docente più anziana d’Europa, negli anni ‘80 il segmento di età media più diffuso in cattedra era quello dei 38 anni, nel 2004 è diventato quello dei 57 anni, segno che non c’è stato ricambio». E poi investimenti sulla ricerca e creazione di un’Autorità di valutazione «vero», autonomo in grado di esaminare i lavori scientifici svolti. «L’università di oggi non può essere quella di ieri - ha spiegato Luciano Modica, senatore Ds - crescono le matricole, crescono i laureati, oggi il 50-60% di chi ha 19 anni si iscrive a un ateneo. L’università deve essere un motore di sviluppo per il territorio». Le proposte di intervento dei Ds si possono in quattro punti: giovani - nel programma c’è l’obiettivo di assumere 10.000 nuovi giovani professori nei prossimi 5 anni -, talento (promozione dei migliori cervelli), la valutazione, la ricerca libera (finanziamenti alla ricerca senza finalità e a quella finalizzata). E poi autonomia e soldi per riportare gradualmente i finanziamenti a livelli adeguati (siamo il paese che taglia e investe meno dell’1% del Pil). «Con la riforma dell’ordinamento voluta dal centrosinistra gli studenti sono aumentati del 15%, ma non sono cresciute in questi anni, né le risorse né i docenti, né i ricercatori» dice ancora Marta Rapallini. Da lì la necessità di un nuovo piano. L’Unione lo prepara perché, come ha detto Albertina Soliani, senatrice della Margherita, a «settembre 2006 bisogna essere pronti ad aprire le finestre delle aule per fare entrare aria nuova».