L'analisi.

Questa scuola allo sbando.

Nicola Patruno da La Gazzetta del Mezzogiorno del 26 febbraio 2006

 

Cattedre tagliate, indirizzi scolastici stravolti, lunghe liste di attesa nelle scuole dell'infanzia. Il tutto in un generale clima di incertezza e di confusione. Lo scenario non è dei più tranquillizzanti. Il mondo della scuola ancora una volta è scosso da fremiti di paura. Una paura che deriva da ciò che non si conosce.

Come al solito, la riforma per ora rimane solo di facciata, nel senso che nelle scuole in tanti si stanno interrogando sul «come» sarà attuata. Si conosce solo il «quando» (dal prossimo anno scolastico). Ma non si sa nulla ad esempio di cosa succederà in questa fase sperimentale, che durerà due anni. Un interrogativo piuttosto concreto che riguarda sia le risorse finanziarie visto che le casse comunali (ma anche quelle di Regione e Provincia) sono sempre più al secco. L'unica certezza è che anche in materia scolastica sono molte le competenze (anche per effetto della devolution) trasferite agli enti locali. Eppoi i contenuti, che restano ancora una sorta di oggetto misterioso. Tutto ciò che si sa è che il mondo della scuola si avvia a percorrere la strada della «liceizzazione», che i professionali saranno gestiti dalla Regione, con tutti i limiti (di gestione e di risorse finanziarie) che si possono immaginare.

Altro che riforma. Un guscio vuoto visto che non sono stati ancora varati i decreti attuativi. Una sorta di «armiamoci e partite». All'italiana. E tutto questo alimenta il clima di tensione e di attesa. Tanto per cominciare, è già possibile evidenziare una contraddizione in termini. Ci riferiamo proprio al taglio delle cattedre. Gli otto docenti in meno nelle classi gridano giustizia visto che le scuole si stanno già svuotando per «autocombustione»: sono molti infatti i docenti (e il personale amministrativo) che hanno abbandonato i banchi, delusi e stressati da un andazzo che si trascina stancamente da anni.

E lo scotto maggiore di questa «diaspora» lo pagherà ancora una volta il Sud. A Bari il quadro è completo se si pensa che alcune scuole saranno soppresse (dal punto di vista dell'autonomia) per effetto del piano di razionalizzazione. E poi, dove reperire nuove aule per soddisfare le esigenze dell'esercito dei bambini, visto che uno degli aspetti salienti della riforma Moratti è la scolarizzazione precoce (a tre anni)? Qui non si tratta di andare a toccare il nervo scoperto dei tradizionalisti.

La partita è molto più seria di quel che si possa immaginare: oggettivamente mancano le condizioni per attuare un disegno perfetto solo sulla carta. E del resto, che lo scotto maggiore sarà pagato dal Sud, è dimostrato anche dal fatto che proprio qui, da noi, la dispersione scolastica ha raggiunto livelli allarmanti. È ancora alto il numero degli alunni che getta la spugna alla terza media per cercarsi un «mestiere».

Il rischio della strada è in agguato.