Legge di iniziativa popolare: anche Rifondazione la sostiene. di R.P. La Tecnica della Scuola del 5/2/2006
Prende avvio la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare sulla scuola. L'iniziativa, promossa da ReteScuole, è sostenuta anche da Rifondazione Comunista. I punti qualificanti: classi con 22 alunni, obbligo scolastico a 5 anni e fino a 18; biennio unitario di 36 ore, abolizione della dirigenza scolastica.
Il movimento milanese di "Rete Scuole" incassa il suo primo vero successo politico convincendo Rifondazione Comunista, il partito di Fausto Bertinotti, a sostenere in prima persona la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla scuola. A dire il vero la "vittoria" potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang perché a questo punto gli alleati dell’Unione potrebbero chiedere conto a Bertinotti della sua posizione palesemente inconciliabile con il programma sulla scuola che Prodi sta cercando, faticosamente, di sostenere. Nelle ultime settimane, infatti, le prese di posizione del movimento di ReteScuole contro il programma del centro-sinistra si sono moltiplicate e quindi l’adesione (anzi il sostegno) di Rifondazione Comunista all’iniziativa non potrà non creare qualche tensione fra le forze dell’Unione. Ma in concreto quali sono i punti qualificanti della proposta di legge di ReteScuole? Intanto gli asili nido dovrebbero far parte del sistema scolastico e l’obbligo (scolastico e non formativo) si dovrebbe estendere fino all’età di 18 anni (su questo punto il contrasto con il programma dell’Unione è evidente, dal momento che per Prodi, Rutelli e Fassino l’obbligo potrebbe fermarsi a 16 anni). In ogni ordine di scuola le classi non dovranno superare i 22 alunni e gli insegnanti di sostegno dovranno essere assegnati per l’orario richiesto dalla scuola e quindi all’organico del sostegno non dovrà essere posto alcun limite massimo. Per quanto riguarda l’organizzazione oraria gli estensori della legge propongono che nella scuola elementare vengano offerte alle famiglie due possibilità: o il tempo pieno a 40 ore o i "moduli" a 30; nella scuola media, invece si potrebbe optare fra tempo pieno a 36 ore e tempo normale a 30. L’ultimo anno di scuola dell’infanzia dovrebbe essere obbligatorio mentre la scuola superiore dovrebbe essere formata da un biennio unitario di 36 ore settimanali (30 obbligatorie e 6 di orientamento) e da un triennio di indirizzo. La legge prevede anche organici aggiuntivi per la realizzazione di specifici progetti finalizzati all’inserimento degli alunni stranieri o per la prevenzione della dispersione. A conti fatti l’aumento degli organici non sarebbe inferiore al 20-25%; per finanziare l’inevitabile incremento di spesa la legge prevede che il 6% del PIL sia destinato a coprire le spese dell’istruzione. Numerose le norme che la legge popolare prevede di abrogare: non solo la legge 53/2003 con i vari decreti applicativi ma anche norme volute dal precedente governo come quelle contenute nelle leggi finanziarie del 1997 e 1998 sul contenimento degli organici o l’art. 68 della legge 144/99 sull’obbligo di frequenza delle attività formative. Nè poteva mancare la richiesta di abrogazione del decreto 59/98 istitutivo della dirigenza scolastica, mai "digerita" del tutto dal partito di Rifondazione. Adesso si attendono le prese di posizione degli alleati di Rifondazione che dovranno chiarire se e come le proposte di Bertinotti e del movimento siano compatibili con il programma già sottoscritto da tutti. |