Le regioni di centrosinistra minacciano il blocco della riforma.

Partenza nel caos per le scuole superiori.

ItaliaOggi del 2/2/2006

 

Nel caos l'avvio delle nuove scuole superiori. Le regioni guidate dal centrosinistra sono sul piede di guerra e hanno già annunciato che, per quanto di loro competenza, non faranno partire la riforma messa in pista in questi giorni da tre decreti firmati dal ministro dell'istruzione, Letizia Moratti (si veda ItaliaOggi di ieri). Così che anche i 67 istituti superiori che avrebbero fatto richiesta a viale Trastevere di partire con i nuovi ordinamenti già da settembre, anticipando di un anno il debutto ufficiale, resterebbero bloccati. ´È una sperimentazione voluta per motivi pre elettorali, giusto per dire che anche la riforma della scuola superiore è stata fatta, senza tener conto delle esigenze delle scuole e delle regioni e dei problemi reali del sistema istruzione', accusa AnnaMaria Bastico, assessore regionale per l'istruzione dell'Emilia Romagna. A cui replica il sottosegretario all'istruzione, Maria Grazia Siliquini: ´Sono le regioni a fare campagna elettorale, impedendo la sperimentazione per via amministrativa. Un atto irresponsabile che non consente alle famiglie di aderire ai nuovi percorsi previsti dalla legge n. 53/2003'. Insomma, lo scontro è ormai aperto. Ed è in cantiere per i prossimi giorni una conferenza ad hoc delle regioni per una linea ufficiale e unitaria.

Già, perché spetta alle regioni decidere la tipologia di scuole secondarie da dislocare sul territorio (spariscono gli istituti tecnici, ci saranno solo otto licei) e dare direttive per le materie da inserire nel piano di studio federale. Si tratta di quel 20% di orario obbligatorio nazionale che le regioni possono dedicare allo studio di materie di appeal locale. Le istituzioni interessate ad aderire alla sperimentazione non possono insomma fare il grande passo verso il nuovo assetto senza che anche le regioni facciano il loro. E con 16 regioni a guida del centrosinistra la strada è tutta in salita. Tra l'altro, sono già scaduti i termini per fare le iscrizioni per il prossimo anno (25 gennaio). Il ministero o le direzioni scolastiche regionali dovrebbero, per consentire alle famiglie di modificare la scelta già fatta, fissare una nuova data. E dare qualche certezza in più. ´I dirigenti scolastici non potrebbero assicurare per esempio che i titoli rilasciati dai nuovi licei consentiranno tutti l'accesso all'università', critica Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. Il dlgs n. 226/05, richiamato dal decreto ministeriale sulla sperimentazione firmato il 28 gennaio scorso, cancella infatti l'art. 191 del testo unico sulla scuola (dlgs n. 297/94). La norma in questione garantiva il libero accesso all'università da parte di tutti i diplomati: sia quelli degli istituti tecnici a durata quinquennale che quelli del liceo classico e scientifico. Una chance che non viene ribadita dalle nuove norme, salvo che per il liceo classico. ´Andrebbe anche chiarito se i diplomi dei licei tecnologici, che assorbiranno gli ex istituti tecnici, consentiranno di esercitare subito una professione o meno', aggiunge Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola. ´Si aggiunge confusione a confusione,stanno prevalendo istinti pre-elettorali che poco hanno a che vedere con la scuola reale', commenta Massimo Di Menna (Uil scuola).