Strumenti per l’integrazione

Gli immigrati e la scuola.

Silvia Vegetti Finzi, Il Corriere della Sera del 7/2/2006

 

Negli ultimi giorni due articoli hanno coinvolto i genitori prossimi a iscrivere i figli nella scuola dell’obbligo. Il primo lanciava un appello di Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i Minori: «Iscrivete i figli nella scuole con più immigrati», il secondo titolava invece: «Asili ed elementari, boom degli istituti cattolici». Livia Pomodoro specifica: «La scuola non può fare tutto. Il mio è un appello alla società». Mentre l’incremento della scuole cattoliche giunge, su scala nazionale e negli ultimi cinque anni, al 5 per cento nelle materne e all’8 per cento nelle elementari . Comunque il nesso tra immigrazione e scuole pubbliche esiste e, allarmando le famiglie, le induce alla spasmodica ricerca della scuola migliore. Ma, mentre in Francia è in atto, sui problemi degli immigrati, una riflessione pubblica a vasto raggio, nel nostro Paese manca una cultura critica che formi le coscienze e incrementi le conoscenze. Eppure il provveditore Zenga afferma: «C’è sì un costante aumento di alunni extracomunitari, ma ormai l’emergenza sta diventando normalità».

In media i bambini provenienti da paesi extraeuropei sono circa il 10 per cento nella scuola elementare. Non sarebbe una percentuale preoccupante anzi, permetterebbe ai bambini di conoscere realtà differenti dalla propria, di ampliare gli orizzonti e di prepararsi a vivere e lavorare in un società multietnica. Il problema nasce piuttosto dagli squilibri esistenti nella distribuzione degli alunni extracomunitari. I quali, va premesso, non sono tutti uguali, ma portano con sè esigenze particolari, che andrebbero affrontate con strumenti specifici. Inoltre tutto cambia se l’alunno è appena giunto in Italia oppure la sua famiglia si è già integrata. Infine la convivenza si fa difficile quando gli scolari che vengono da lontano sono il 35 o addirittura il 37 per cento del totale.

Se l’insegnante deve impegnare la maggior parte delle sue risorse nell’acculturazione degli alunni non ancora integrati non potrà certo completare il programma scolastico. In tal modo vi è il rischio che un certo numero di ragazzi giunga alle medie avendo accumulato uno svantaggio «programmato». Poiché il problema è ben noto, sono stati messi a punto progetti mirati. Nel corrente anno scolastico sono stati assegnati alle scuole lombarde che si trovano in stato di emergenza 230 insegnanti supplementari perché facilitino i processi di apprendimento degli alunni culturalmente svantaggiati. Inoltre è stato stanziato, a questo scopo, un fondo speciale per la Lombardia di circa un milione di euro. Forse non basta ma, di questi tempi, non è poco.