LA SCUOLA IN CRISI

Scuola, fuga per la pensione

in 30mila lasciano la cattedra.

Rispetto al 2005 le domande sono il 50% in più
Il boom di richieste in vista della riforma del 2008 che allunga gli anni di contributi
Solo a Roma sono tremila ma il record va alla Campania L´allarme dei sindacati

Mario Reggio, la Repubblica dell'1/2/2006

 

ROMA - Ventimila lo scorso anno. Diecimila in più nel 2006. È iniziata la fuga dalle cattedre. Cosa spinge sempre più insegnanti ad andare in pensione? Il primo motivo è un dato di fatto tutto italiano: quasi la metà del corpo docente ha superato i 50 anni e solo il 15 per cento ne ha meno di quaranta. E pensare che fino al 1968 l´età media di assunzione in ruolo degli insegnanti era di 24 anni, ora è arrivata a 39. È una storia vecchia: anni, decenni di precariato, supplenze senza futuro. Vecchia come la scuola italiana, che oggi conta quasi 800 mila insegnanti.

Ma questo è solo il primo dei motivi. Poi c´è molta confusione sul futuro del sistema pensionistico. Ora chi ha compiuto 57 anni ed ha messo insieme 35 anni di contributi può lasciare. Ma solo fino al 2007. A partire dall´anno successivo l´età salirà a 60 anni ed i contributi a 40 anni. Ma sarà davvero così? Allora è meglio farsi fare subito i conteggi dall´ Inps e organizzarsi una tranquilla pensione.

Ma non tutti possono permetterselo. Con lo slittamento continuo verso l´alto dell´età di assunzione in ruolo, un meccanismo infernale che ha creato un esercito di 200 mila precari, sono decine di migliaia i docenti che hanno raggranellato poco più di 20 anni di contributi. Una via d´uscita c´è: la richiesta di restare in servizio fino a 67 anni, ma chissà fino a quando questa scappatoia reggerà.

E nel frattempo cosa fa il ministro dell´Istruzione? «A fronte dei 50 mila pensionamenti negli ultimi due anni, le 30 mila cattedre scoperte - commenta Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil - e i 200 mila precari in coda, annuncia che sono in dirittura d´arrivo 30 mila assunzioni. Una seria politica di reclutamento, fin dal prossimo anno e su tutti i posti disponibili, potrebbe determinare un vero ricambio generazionale che, come è chiaro, conta più di una riforma per quanto riguarda stili e comportamenti professionali».

Una scuola con una classe docente vecchia e sempre più demotivata, che non si rinnova e si allontana sempre di più da una società che cambia ad una velocità impensabile solo venti anni fa, non può reggere a lungo. Nei convegni, nei comunicati ufficiali si continua a parlare di ammodernamento della scuola italiana, investimenti futuri, di adeguamento agli standard europei. Intanto la popolazione scolastica cambia a ritmi vorticosi, ma nessuno sembra dare gran peso alla questione. Aumentano i figli degli extracomunitari, nelle scuole si parlano 113 lingue e si professano 18 religioni. E cosa fanno i responsabili del sistema scolastico italiano? I sindacati sparano a zero: salvo tagliare i fondi alla scuola pubblica, promettere più inglese e internet, e sovvenzionare le scuole paritarie cattoliche, quasi nulla. «Sembrano non accorgersi che la classe di docenti fino a 25 anni è ormai scomparsa, mentre quella tra i 28 e i 30 si è praticamente dimezzata», osserva Panini.

Secondo un recente studio della Uil scuola, a Roma, dove gli insegnanti sono quasi 42 mila, le defezioni più consistenti riguardano i docenti di matematica nelle scuole medie e quelli di latino e greco nei licei classici. Nella capitale l´esodo è cominciato dall´anno scorso. All´Ufficio Pensioni dell´ex Provveditorato e nelle sedi della Direzione Regionale si sta lavorando da giorni per smaltire le migliaia di domande, oltre 3 mila, che sono state consegnate dagli insegnanti prima del 10 gennaio.

E il copione non cambia nelle altre città, specie quelle di grandi dimensioni. Da Milano, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Palermo il segnale viene confermato. Dalle prime stime in testa alla classifica della diaspora verso la pensione ci sarebbe la Campania.