BUSH, L’ASIA E L’EUROPA

«Americani studiate più matematica».

Giovanni Caprara, Il Corriere della Sera del 21/2/2006

 

«Americani studiate più scienza e matematica». Quando il 31 gennaio il presidente americano George W.Bush ha recitato il suo discorso sullo «Stato dell’Unione», nell’aula del Congresso a Washington è risuonata una parola forse mai pronunciata da un capo della Casa Bianca nell’occasione più importante e solenne che segna l’indirizzo futuro di governo: matematica. E forse ancora più interessante è il contesto nel quale è stata inserita: il lancio della American Competitiveness Initiative il cui scopo è «incoraggiare l’innovazione nell’intera economia e garantire ai ragazzi della nostra Nazione solide basi in matematica e scienza». Dalle parole si è passati ai fatti assegnando alla ricerca di base nel prossimo decennio dieci miliardi di dollari. Con un ritorno alla considerazione della fisica e per stimolare la creatività soprattutto nelle nanotecnologie, nei supercomputer e nelle energie alternative. L’attenzione alla ricerca di base ha stupito e generato trasversali compiacimenti dai Repubblicani ai Democratici: tutti avevano sollecitato maggior impegno e molti avevano accusato Bush di aver sostenuto finora solo la ricerca applicata, impoverendo la creatività americana.

Un paio d’anni fa la National Academy of Sciences aveva sottolineato il rischio di un declassamento della scienza Usa incalzata dalla crescita di alcune nazioni asiatiche, Cina e India in testa. Ma da tempo si preoccupavano anche i giganti dell’industria dell’alta tecnologia come Intel e Cisco Systems che scatenarono i loro lobbisti per far aprire gli occhi al presidente. Alla fine il risultato è stato conquistato ed è da considerare con attenzione. Perché ciò accade nella nazione che già nella scienza e nella tecnologia è dieci anni avanti al resto del mondo. Lo sforzo nella ricerca di base andrà a rinvigorire capacità con le quali faremo, con sempre maggior difficoltà, i conti. «Dobbiamo incoraggiare i ragazzi a studiare più matematica e scienze ed essere sicuri che i loro studi siano rigorosi per competere con altre nazioni», dice Bush.

Per raggiungere l’obiettivo ha indicato la necessità di preparare centomila insegnanti. La scienza dei numeri è la «scienza delle scienze» e quindi la base di ogni disciplina. Ma sempre di più si rivela lo strumento principe per affrontare e migliorare campi apparentemente lontani da essa come possono essere la medicina o la farmacologia. Secondo il presidente Bush la matematica deve servire «per assicurare all’America la guida nel mondo dell’innovazione anche per i prossimi decenni». Il messaggio dell’offensiva scientifica è chiaro, non tenerne conto sarebbe grave. Solo dopo il lancio in orbita del primo Sputnik sovietico nel 1957 l’America si mobilitò nelle scienze con uno sforzo analogo dal quale uscì lo sbarco sulla Luna, lo sviluppo dei computer e dell’elettronica in generale.

E dagli anni Sessanta il vantaggio statunitense nella tecnologia non è più tramontato. Allora la spinta era scaturita dalla riconquista della superiorità militare perduta; adesso nasce dalla necessità di controbattere la minaccia economica in arrivo dall’Asia. E noi come risponderemo?