Allarme del ministero dell’Istruzione: le scuole evitino classi di serie B.

 "Studenti stranieri a rischio ghetto".

In molti istituti il divario è sempre più evidente:
maggior numero di bocciature e di abbandoni
I figli di immigrati rappresentano ormai il 5% della popolazione scolastica:
al Nord sono quasi il 10%. Il nostro Paese resta tra gli ultimi in Europa

Caterina Pasolini, la Repubblica del 19/12/2006

 

ROMA - Allarme del ministero dell’Istruzione per il rischio di "scuole ghetto", dove il sempre maggior numero di studenti stranieri può finire in classi di "serie B". «Vorrei che tutti sentissimo la presenza degli studenti stranieri come una risorsa in un paese che ha bisogno di giovani energie e intelligenze», aveva detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’inizio dell’anno scolastico; ma queste «intelligenze ed energie» arrivate da lontano, nate in Africa o nei paesi dell’est, faticano a trovare la loro strada tra banchi e sussidiari, e invece di essere considerate una risorsa finiscono col trovarsi in "scuole ghetto". A denunciare il rischio un’accurata ricerca del ministero della Pubblica Istruzione che racconta l’Italia e la scuola che cambia. Sempre più multietnica - in media il 5% degli studenti è straniero - ma ancora molto lontana dai paesi europei come l’Inghilterra dove è nato altrove quasi il 20 per cento degli alunni e persino della Grecia dove 1 su 10 arriva dall’estero.

«Quello delle scuole ghetto, considerate di serie B per la presenza di immigrati e dove gli italiani non vogliono andare è un problema reale e serio», dice il sottosegretario Letizia De Torre - ed è per questo che abbiamo dato l’allarme e chiesto ai direttori regionali che vigilino e lavorino affinché non si creino scuole o classi di soli immigrati. Certo che se non si fa un’adeguata politica abitativa, se si continua a ghettizzare gli stranieri in determinati quartieri sarà difficile cambiare la situazione», conclude pensando ai progetti per il futuro del ministero. Mediatori culturali da mettere nelle scuole, corsi di italiano per le famiglie degli studenti, periodi di formazione e aggiornamento dedicati a docenti e presidi. «Perché la scuola è la palestra della società dove si cominciare a conoscere l’altro, dove può avvenire il primo scambio tra culture diverse preparandosi per il mondo di domani».

Ma vediamo nel dettaglio il melting pot all’italiana. gli studenti stranieri erano 50mila dieci anni fa, ora sono 500mila - il 5% della popolazione scolastica - e arrivano sempre più dall’est. Se restano sempre ai primi posti come numero i ragazzi partiti da Albania e Marocco, 16% e 14% rispettivamente, cresce la percentuale dei giovani nati nei paesi dell’est, Romania soprattutto che passa in due anni dal 9,7 al 12.4 %. Percentuali che vogliono dire 70mila albanesi, 60mila marocchini, 52mila romeni nelle scuole italiane.

In media gli stranieri rappresentano il 5% per cento della popolazione scolastica, ma la loro presenza segue quella dei loro genitori in cerca di lavoro. E così al nord si arriva a punte record di un alunno straniero ogni 10 in Emilia Romagna o dell’8% in Lombardia mentre al sud, come in Campania, a malapena c’è un ragazzino nato all’estero ogni 100 studenti. Tra le grandi città a Milano con 12,7% e Torino con l’11,2% sono le più "internazionali", tra i piccoli centri Calcinato in provincia di Brescia ha il record: uno studente è nato all’estero ogni 4. Studenti stranieri che faticano, spesso arrivano in classe a metà anno e non conosco l’italiano, e che vengono bocciati più degli italiani: 20% contro il 15%. Alunni la cui frequenza scolastica diminuisce con l’aumentare dell’età e che se arrivano alle superiori scelgono sempre più spesso istituti tecnici rispetto al liceo.