

Il Rapporto Annuale 2006.
Comunicato stampa
I processi formativi.
dal
CENSIS, dicembre 2006
Sulla formazione linguistica l’Italia è
divisa in due: da una parte gli
indifferenti, i diffidenti e i perplessi (in totale il 54% della
popolazione) che ritengono non serva conoscere le lingue; dall’altra
parte i fiduciosi (25%; soprattutto giovani studenti) e i
globetrotters (21%), gli unici che sembrano veramente a proprio agio
in un contesto multilinguistico.
Per gli immigrati conoscere l’italiano
è importante per stringere rapporti di amicizia con gli italiani
(82,1%), per utilizzare i servizi pubblici (78,6%), per lo svolgimento
dell’attività lavorativa (86,5%), per trovare un lavoro migliore
(71,4%). Il 72,2% degli intervistati vive in Italia da un periodo
compreso tra 3 e 10 anni; il 55,7% non ha intenzione di tornare nel
proprio paese di origine e il 24,9% afferma che vi tornerà tra molto
tempo; solo il 17,9% manifesta la volontà di andare a vivere in futuro
in un altro paese.
Sono quasi 2.000 i master presenti sul
mercato, di cui il 41% alla prima
edizione, per un totale di 38.000 posti ed un volume di affari pari a
180 milioni di euro in caso di piena collocazione sul mercato. Il
tasso di saturazione dei posti disponibili è elevato (70%). Il ricavo
medio per iscritto è di 5.800 euro, superiore al prezzo medio di
iscrizione (4.800 euro), in virtù del maggior numero di iscritti
registrato dai master più costosi. Un master umanistico costa in media
2.700 euro; un master gestionale o di management 8.000 euro. Al nord
si concentra il 48% dei master ed il 43% dei posti disponibili. La
durata media è di 500-600 ore, e sono impegnati 18 mila docenti di
ruolo universitari e 16 mila docenti extra-accademici. I master
dell’area economico-finanziario-manageriale coprono il 23%
dell’offerta, mentre i master di nuova istituzione riguardano
soprattutto i settori scientifico (49%) e umanistico (48%). Un master
su 3 prevede l’erogazione di lezioni in lingua straniera ed 1/3 dei
corsi coinvolge docenti stranieri, solo l’8% offre la possibilità di
effettuare un tirocinio/stage all’estero.
Nelle scuole italiane 100 allievi si
dividono 8 computer, contro gli 11,3
computer della media europea a 25 paesi. Vi sono però alcune aree in
cui la scuola italiana appare più dinamica: 69 scuole italiane su 100
dispongono di un accesso a banda larga, contro le 67 della media
europea; il 73% delle scuole italiane ha un proprio sito internet
contro il 63% dell’Unione europea. La quota dei docenti che ritiene di
possedere competenze adeguate è pari al 77,4%, la media europea è
dell’82,1%. Gli insegnanti italiani presentano una percezione più
positiva degli effetti dell’uso delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione sulla didattica: 81% contro il 70% della media
europea.
Le domande di iscrizione ai corsi regionali di formazione permanente
cofinanziati dal Fondo sociale europeo sono quasi il doppio (+76%) dei
posti disponibili. Il confronto tra gli iscritti all’avvio del
progetto e gli effettivi frequentanti dei corsi mostra però una
flessione del 16% rispetto agli utenti iscritti ai corsi e del 9%
rispetto ai destinatari previsti. La difficoltà consiste nel
conciliare le esigenze imposte dai corsi (nei giorni ed orari
stabiliti) con i tempi e le attività tipiche della vita adulta.
Si va progressivamente annullando lo storico ritardo nella
scolarizzazione della componente femminile della popolazione con oltre
15 anni di età: nel 2005 la quota di laureate, pari al 9,1%, si
attesta nel su livelli prossimi a quelli dei maschi laureati (9,2%).
La popolazione scolastica, nel 2005-2006 ammonta a 8.908.336 allievi,
24.492 in più rispetto all’anno precedente (+0,3%). A contrastare un
andamento tendenzialmente negativo se rapportato all’andamento
demografico e ai bassi tassi di natalità concorrono la crescente
presenza di allievi immigrati da altri paesi, l’aumento della
propensione a conseguire più alti livelli di scolarità e l’ampliamento
di offerta e domanda a livello di scuola dell’infanzia, non
obbligatoria. Gli iscritti fuori corso
ai corsi di laurea passano dai
121.508 del 2003-2004 ai 245.604 del 2004-2005 (+102,1%) e, nel
2005-2006 dovrebbero superare ampiamente le 300.000 unità, con un
incremento percentuale pari al 37,6%. Pur evidenziando un aumento in
termini assoluti, che porta il numero di laureati e diplomati
universitari a superare la soglia delle 300.000 unità, si osserva,
altresì, un rallentamento dei tassi di crescita del prodotto
universitario, che passa dal +14,4% del 2003-2004 al +12,1% dell’anno
seguente. La presenza femminile negli
atenei italiani diviene sempre più consistente,
attestandosi al 56,2% del totale degli studenti nel 2005-2006, ma
denota differenziazioni significative a seconda delle aree
disciplinari. Nelle discipline legate all’insegnamento, le donne
costituiscono quasi la totalità dell’utenza (90,7%), ma rappresentano
solo il 18,1% degli studenti di ingegneria ed il 26,0% degli iscritti
a facoltà dell’area scientifica.
I processi
formativi
Il
rapporto completo
