De progettazione.

di Giuliana De Tata da Fuoriregistro del 19/12/2006

 

Arriva ogni anno il momento del cimento e del tormento. Il primo riferito ai provati, soliti progettisti P.O.N. (*), ed il secondo alla maggioranza silenziosa ma ...mormorante, dei votanti, docenti chiamati in collegio ad esprimersi in merito ai progetti che la scuola intende presentare per l'annualità successiva, a cui si sente impreparata, su cui è disinformata e di cui aprioisticamete non vuole sapere niente.

Il malcontento è nato, rialimentandosi ogni anno di più, per cattiva gestione della comunicazione interna e per la ...cozzificazione dell'attaccamento ai progetti in questione, da parte di chi se ne occupa da sempre, facendone quasi un territorio privato. Volenterosi docenti, stranamente coincidenti con le figure dei colleghi carrieristi, spendono nella progettazione dei P.O.N. competenze da non sottovalutare e peraltro affinate dalla consuetudine (si pensi alle difficoltà dei formulari), senza però essere mai riusciti né ad integrarne gli esiti formativi nel curricolo,né a farne polo di aggregazione di competenze interne all'istituzione scolastica. Questi solerti colleghi, anzi, costituiscono quasi una setta che si muove con circospezione, parla a voce bassa, adopera spesso il linguaggio non verbale, frequenta poco la sala docenti ed evita tutte le occasioni di dibattito professionale con i colleghi, per scongiurare l'ipotesi che, nel bel mezzo di un colloquio qualunque, si possa parlare dei corsi in attuazione urtando, benché involontariamente, la suscettibilità dei colleghi brontoloni.
I P.O.N. in parecchie circostanze, almeno per quanto mi è dato appurare qui, nella mia città come in altre realtà del meridione, sono percepiti da buona parte del personale della scuola come delle sovrastrutture del tutto estranee ai percorsi curricolari,

- per il fatto di avere pochi destinatari (si fa fatica a trovare chi li frequenti),

- perché spesso intralciano la regolarità delle lezioni,

- perché vengono vissuti dai più come occasione di sperpero di pubblico denaro facilitato da mancanza di controlli adeguati.

Diversa la percezione che ne hanno le figure coinvolte: chi li frequenta ne coglie i benefici scaturenti dalla certificazione finale, che auspica spendibile in ambito professionale (si pensi al valore della certificazione ECDL), oppure il diritto ad una piccolissima porzione di punteggio utile ad accedere al credito formativo (in vista degli esami di stato); chi ne costituisce risorsa professionale (direttore del corso, d.s.g.a., docenti, personale ata) ne coglie il vantaggio economico, oltre all'opportunità di crescita in competenze ed in valore umano; ma chi li mette in discussione, allora?

Chi non ne è coinvolto,naturalmente, ma non solo.

Sarebbe terribile dover ridurre un mancato consenso ad acredine o gelosia professionale: nelle "Linee guida e Norme" e quindi negli obblighi di chi li progetta, di chi li gestisce, di chi li realizza e di chi procede al monitoraggio delle attività, tutte le operazioni devono essere rispondenti a criteri di equità e di correttezza anche formale, oltre che sostanziale. Il bando di selezione degli esperti- docenti esterni è pubblico e l'accesso è consentito a chiunque ne faccia domanda, avendo i titoli prescritti; le risorse interne vengono selezionate dal dirigente scolastico-direttore del corso, affiancato in questa come in tutte le operazioni dal team di progetto, sempre sulla scorta di criteri chiaramente predefiniti, i corsisti vengono selezionati secondo criteri univoci; le risorse materiali e strutturali sono proprie dell'istituzione assegnataria del finanziamento da fondi strutturali europei....e allora?

Se si considera che spesso gli esperti-docenti esterni sono giovanissimi parenti o affini del dirigente scolastico o di operatori della scuola, scelti non si sa bene su quali parametri, in barba ai titoli prodotti da altri professionisti con fior fior di curriculum, se le risorse interne mobilitate alla bisogna sono sempre le solite:

- il tal professore di informatica,

- il tale tutor collaboratore di presidenza,

- i tali collaboratori scolastici bravi, affidabili, ...servizievoli ,forse si comincia a capire la sorgente del malanimo tra i docenti e non solo.

Il PON - palestra di ingiustizia è un prodotto tutto nostro, di noi che non riusciamo a percepire l'impegno scolastico al di fuori del servizio obbligatorio, come espressione di professionalità, a monte della quale ci sono: studio, dedizione, perseveranza e sacrificio.

Ogni occasione di impegno professionale che dia accesso ad un compenso aggiuntivo, dà vita ad una corsa al consenso, all'attivazione di corsie preferenziali di tipo clientelare (per avere incarichi), che non sortiscono certamente effetti in termini di qualità degli esiti. Se qualità viene prodotta nella fase realizzativa dei PON, di sicuro nelle scuole ne viene meno, spesso, la percezione, passaggio ineliminabile verso la qualità totale dell'offerta formativa.

Scelte non condivise, delibere ottenute tra sbuffi e cinismo, dissenso diffuso se non boicottaggio delle attività che i PON pongono in essere, non giovano a nessuno; ma men che meno giova l'atteggiamento di chi ne fa palestra di carriera e di ingiustizia sociale. Forse mi ripeterò, anzi ne sono convinta, ma in tutto ciò, chi ci rimette sono sempre gli alunni e, attraverso loro, la società, quella di oggi e, peggio ancora, quella di domani.....! Basterebbe recuperare l'input alla responsabilità che ci viene dal Regolamento dell'Autonomia: progettare con serietà, realizzare con onestà, rendicontare con coerenza, valutare gli esiti nella logica della capitalizzazione.

 

(*) P.O.N. "La Scuola per lo Sviluppo" Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Fondo Sociale Europeo, Delibera CIPE n.20\4; risorse per la società della Conoscenza e dell'Informazione, rivolte alle scuole superiori delle Regioni: Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia.