Spagna: passa la riforma

ma cambia il ministro dell’istruzione.

da Tuttoscuola dell'11/4/2006

 

Malgrado la forte opposizione della chiesa cattolica e dei parlamentari del centro-destra il parlamento spagnolo ha approvato in via definitiva la controversa riforma della scuola contro la quale si erano svolte nel novembre scorso grandi manifestazioni di piazza.

La Camera ha approvato il testo del progetto governativo nella sua forma iniziale, annullando le modifiche apportate dal Senato per iniziativa del Partito Popolare dell’ex premier Aznar. La riforma peraltro è passata anche a seguito dell’astensione del partito nazionalista catalano Convergenza e Unione.

La nuova legge stabilisce l’aumento graduale dei finanziamenti alla scuola, nei prossimi dieci anni, per consentire alla Spagna di equipararsi alla media dell’UE (l’obiettivo finale è il 6% del Pil). Di tali finanziamenti fruiranno anche le scuole non statali
"concertate", molte delle quali sono gestite da enti cattolici, perché l’educazione è un "servizio pubblico che può esser prestato sia dallo Stato che per iniziativa sociale". Perché dunque il partito popolare e la chiesa cattolica si oppongono così duramente a questa legge?

Non per la riforma degli ordinamenti, che non modifica in modo significativo il sistema scolastico vigente, non per i finanziamenti, che vanno anche a buona parte delle scuole private, ma per ragioni più generali, di principio: la religione cattolica diventa infatti un insegnamento non obbligatorio, e quindi non viene più considerata ai fini della valutazione dei risultati e del curriculum degli alunni, mentre viene introdotta nei piani di studio una nuova area disciplinare, quella dell’educazione civica e dei diritti umani. Il mondo cattolico ne fa una questione di principio, affiancando questa vicenda ad altre riforme laiche introdotte dal governo Zapatero, soprattutto il matrimonio omosessuale e la legge sulla riproduzione assistita.

La legge viene comunque criticata da sindacati e studenti perché mantenendo la concertazione non accorda alla scuola gestita dalla mano pubblica la priorità assoluta nella assegnazione dei finanziamenti statali, e per l’insufficienza di questi ultimi.
Vittima di queste critiche di segno diverso se non opposto, ma assai diffuse, è stata il ministro dell’educazione Maria Jesus San Segundo, che ha rassegnato le dimissioni dall’incarico a distanza di due giorni dalla approvazione della legge. Sarà sostituita da un’altra donna, Mercedes Cabrera, per mantenere la quota rosa del 50% nel governo. Il suo compito sarà quello di cercare di ampliare il consenso verso la politica scolastica del governo, attaccata da troppe parti.