Poca scuola negli ultimi appelli elettorali.
da
Tuttoscuola del 9/4/2006
Si è parlato poco di scuola in
nell’ultima settimana di campagna elettorale. Nel confronto diretto
tra Berlusconi e Prodi il presidente del Consiglio uscente ha
sostenuto che le riforme della scuola e dell’università realizzate in
Italia sono state "grandemente apprezzate" a livello europeo, mentre
secondo Prodi è necessario "ridare centralità alla scuola" per
competere, a livello di risorse umane, con gli altri grandi paesi.
Prodi ha di nuovo insistito sulla necessità di ridare forza agli studi
tecnico-scientifici e al ruolo degli insegnanti, mentre Berlusconi ha
negato che le scuole tecniche siano state trascurate: esse sono state
anzi valorizzate, portandole all’interno dell’area liceale. Ma è
proprio la licealizzazione degli istituti tecnici l’operazione che
Prodi contesta.
Anche per il segretario dei DS, Piero Fassino, la scuola deve essere
"al centro dello sviluppo del Paese". In particolare "bisogna
aumentare gli asili nido e le materne ma anche fare della scuola un
luogo di socializzazione, aperta alla società, perché,come diceva
Bollea, un bambino felice sarà un adulto maturo".
Tra le prese di posizione più decise, e più foriere di possibili
controversie nell’area unionista, va segnalata quella di Emma Bonino,
che ha ricordato che alla scuola privata vanno 500 milioni di euro
l’anno che "sarebbero quanto mai necessari per una riqualificazione e
un sostegno alla scuola pubblica". Secondo l’esponente della Rosa nel
pugno "le scuole private hanno certamente libertà di esistere, ma
ognuno se le paghi".
I Verdi, insieme ai Comunisti italiani, insistono per l’abrogazione
della riforma Moratti (legge n. 53), mentre Bertinotti, segretario di
Rifondazione comunista, non è tornato sul tema, ma in compenso ha
prenotato per il suo partito il posto di ministro dell’istruzione.
Sempre che l’esito delle elezioni premi non solo l’Unione, ma anche,
all’interno del centro-sinistra, la componente politica da lui
rappresentata.