Ordinanza del Tar del Lazio: le scuole paritarie
potranno portare all'esame di Stato tutti i candidati esterni che
vorranno.
Scuole paritarie e candidati esterni
pericolo Far West alla maturità.
Fa discutere una sentenza del Tar del Lazio che
sospende il regolamento che limita, alle private, l'eccessivo afflusso
di candidati esterni.
di Salvo Inravaia,
la Repubblica del
4/4/2006
Pericolo far west alla prossima maturità? Sembra
proprio di sì. Le scuole paritarie potranno portare agli esami di
Stato tutti i candidati esterni che vorranno, con buona pace di coloro
che in questi anni hanno tuonato contro i cosiddetti "diplomifici" e
per la felicità dei gestori delle scuole non statali che già si
fregano le mani al pensiero di ottimi affari. Una delle ultime
ordinanze del Tar Lazio (dello scorso 2 marzo) è destinata a fare
discutere. I giudici amministrativi della Capitale hanno accolto il
ricorso di due scuole non statali romane che chiedono di sottoporre
alla Corte costituzionale una delle ultime norme varate dal ministro
dell'Istruzione, Letizia Moratti, sugli esami di Stato.
Il provvedimento, cioè - contenuto all'interno del decreto legislativo
di riforma della scuola superiore - che dopo anni di far west limita
il numero massimo di candidati esterni portati agli esami dai gestori
delle scuole private: al massimo il 50 per cento dei candidati
interni. Gli eventuali candidati in eccesso rispetto al quel 50 per
cento, stabilisce la norma, potranno sostenere gli esami ma nelle
scuole statali. L'anno scorso l'Ufficio scolastico regionale del Lazio
ha applicato alla lettera questo principio e a parecchi gestori delle
private la cosa non è andata giù. Il Tar, accogliendo il ricorso delle
due scuole paritarie, sospende la disposizione restrittiva introdotta
dalla stessa Moratti dopo mille polemiche e pressioni da tutele parti.
Il tutto avviene proprio mentre in tutti i provveditorati italiani si
stanno approntando le commissioni degli esami di stato e, se l'Alta
corte non si pronuncerà prima di giugno, le private senza il limite
imposto dalla legge avranno la possibilità di operare come meglio
credono.
La Flc Cgil se la prende proprio con la ministra: "La sequela di
ricorsi, di sospensive, di sentenze su questo argomento dimostra, in
maniera inequivocabile, che il fenomeno dei diplomifici non è stato
affatto debellato e che gli interventi da parte del ministero non
hanno assolutamente prodotto quanto auspicato, tant'è che la diatriba
oggi arriva alla Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi
definitivamente sulla vicenda".
Ma di che si tratta? La norma vigente consente, a chi è in possesso
dei requisiti, di sostenere gli esami di maturità anche da esterno:
cioè senza avere mai frequentato un solo giorno di lezione. Fino al
2001 coloro che decidevano di tentare la sorte erano davvero pochi e
la quasi totalità decideva di farlo nelle scuole statali perché
costava pochissimo: bastava pagare una piccola tassa. Dal 2002 allo
scorso anno, malgrado dovessero pagare "tasse di iscrizione" piuttosto
salate, il numero di privatisti che hanno scelto di farsi seguire da
una scuola non statale è cresciuto a dismisura, raggiungendo il
massimo nell'estate del 2004.
Il fenomeno sembra inspiegabile, visto che nelle scuole statali si
possono sostenere esami quasi gratis. A meno che per tutti questi
candidati esterni sborsare parecchio di più nelle private non sia
giustificato da una qualche forma di convenienza: magari una
promozione più facile.
Il giudizio della Flc Cgil sull'operato della Moratti e senza appello:
"Quest'ultimo pronunciamento dei giudici amministrativi dimostra,
ancora una volta, le carenze e le debolezze della attuale normativa,
primaria e secondaria, voluta e messa in atto dal ministro Moratti.
Per sconfiggere definitivamente il fenomeno dei diplomi facili sono
necessari ben altri e più radicali interventi rispetto ai 'deboli'
correttivi messi in essere dal ministero. Purtroppo dopo le ultime
'elargizioni' del ministro alle scuole private siamo ancora più
convinti che assisteremo, nel prossimo futuro, ad una
'istituzionalizzazione' di fatto dei diplomifici e ad una conseguente
deriva mercantilista del sistema". Uno scenario tutt'altro che roseo.
I numeri della maturità.
Nel 2001, i privatisti candidati alla maturità dalle scuole paritarie
furono appena 348, contro i 28.065 delle scuole statali. Per loro
superare l'esame non è stato affatto semplice: l'11per cento dei
candidati esterni delle statali venne bocciato, ma per quelli delle
private (51 bocciati su 100) fu un disastro. Tre anni dopo, il numero
dei privatisti che scelsero le non statali per ottenere il fatidico
"pezzo di carta" aumentò di ben 50 volte: 19.040 candidati contro i
22.258 delle statali.
A fare scalpore il caso di un istituto privato in provincia di Roma
che presento alla maturità addirittura quasi mille privatisti. Con 925
candidati esterni e appena 37 interni l'istituto tecnico paritario per
le Attività sociali Forum di Pomezia, nel 2004, divenne il "diplomificio"
più grande d'Italia. Un business di oltre 3 milioni di euro, quasi
senza controllo da parte del ministero. Numeri che divennero
imbarazzanti anche per viale Trastevere che cercò di correre ai
ripari. L'anno scorso, infatti, il numero dei privatisti delle non
statali calò a 10.422, ma rimase comunque alto.
In sostanza, nelle private un candidato di su 4 è privatista, nelle
statali solo 7 su 100. Perché? Proviamo a chiederlo ai numeri. Nel
frattempo la situazione, per quanto riguarda le promozioni, si
ribaltò. Nelle statali i privatisti bocciati, nel 2004, furono 35 su
100, nelle private appena 9 su 100. Il numero dei privatisti (delle
statali e delle paritarie) bocciati nel 2005 non è stato mai diffuso
dal ministero.
Le modifiche intervenute sulla
maturità. Secondo la Flc Cgil il boom
dei privatisti è da attribuire al governo Berlusconi: "Abbiamo, in più
di un'occasione, sottolineato che la ripresa del fenomeno dei
diplomifici è stata decisamente facilitata da alcuni discutibili
interventi legislativi e di normativa secondaria introdotti dal
Ministro Moratti che lo hanno reso di fatto strutturale, quali appunto
l'introduzione di commissioni di maturità composta da soli docenti
interni ad esclusione del presidente. Non è un caso, infatti, che la
concentrazione di candidati privatisti esterni alla maturità nelle
scuole paritarie ha avuto un incredibile aumento proprio in
concomitanza con le modifiche ricordate. La sua evoluzione storica lo
evidenzia in maniera incontrovertibile nonostante la flessione
registrata il passato anno scolastico dovuta per lo più ad un calo
della domanda e alle conseguenze dell'azione della magistratura".
Nel 2000 il governo di centro-sinistra varò la norma sulla parità
scolastica, che consentiva agli istituti in possesso dei requisiti
previsti dalla legge (in prima battuta autocertificati dagli stessi
gestori) di ottenere lo status di scuola paritaria. Scuole a gestione
privata in tutto e per tutto equiparate alle scuole statali: esami di
stato compresi. Nella finanziaria 2002, per risparmiare sui compensi
dei commissari d'esame, il governo Berlusconi introdusse la modifica
delle commissioni degli esami di stato.
Le commissioni che fino ad allora erano composte per metà da prof
esterni e per l'altra metà da membri interni, col presidente esterno,
furono rivoluzionate: tutti prof interni a interrogare i ragazzi con
la sola eccezione presidente di commissione, esterno ma con 10/20
classi da seguire. La norma riguardava anche le paritarie che a quel
punto potevano giudicare, come le statali, i ragazzi con i loro stessi
docenti. La norma ebbe i suoi primi reali effetti nella maturità del
2003 che vide in un solo anno decuplicarsi i privatisti delle non
statali e diminuire quelli delle scuole pubbliche.