Gli studenti bocciano la scuola
quasi la metà sono insoddisfatti.
Secondo una ricerca Iard, 3 ragazzi su 10 non
sono contenti dei docenti,
che non ascoltano le loro esigenze. Bocciato anche il degrado degli
istituti
di Salvo Intravaia,
la Repubblica del
20/4/2006
Gli studenti italiani bocciano la scuola e i
loro insegnanti. Nell'ultima ricerca condotta dall'istituto Iard per
la Compagnia di San Paolo buona parte dei ragazzi delle scuole
superiori si mostrano insoddisfatti, ansiosi e critici nei confronti
dei prof. Lo studio è stato condotto su un campione di 1.127 studenti
e 431 neodiplomati, rappresentativo per genere, area geografica e
indirizzo di studi. "L'identikit degli studenti delle nostre scuole -
spiega Lorenzo Caselli, presidente della Fondazione per la Scuola
della Compagnia - appare complesso, talvolta anche contraddittorio.
Comunque non suscettibile di facili o comode generalizzazioni". E
continua: "In più occasioni abbiamo affermato che la scuola italiana è
meglio di quanto appare o si vuol fare apparire. Pur con tutti i suoi
limiti la scuola resta fondamentale nel vissuto dei ragazzi".
Sta di fatto che alcune opinioni degli studenti scaturite dalla
ricerca meritano di essere sottolineate. Anche perché, al di là di
tutto, la scuola è fatta per gli alunni, ed è a loro che dovrebbe
piacere. Secondo Caselli la scuola italiana non è malaccio, ma se
quasi metà di coloro che la frequentano giornalmente non è soddisfatta
significherà pur qualcosa?
I numeri della ricerca.
"Tracciare un quadro completo della realtà degli studenti italiani
all'inizio del nuovo millennio e fornire un contributo di riflessione
per tutti coloro che a vario titolo si occupano di scuola per i quali
il punto di vista degli studenti dovrebbe essere un essenziale base di
partenza per ogni intervento" erano solo due degli obiettivi che si
prefissava la ricerca. "Come si sta a scuola?", si sono chiesti alla
Compagnia di San Paolo. Non sempre bene verrebbe da rispondere, se e
vero che il 44 per cento degli studenti si dichiara soddisfatto "solo
qualche volta" o addirittura "mai".
Motivo? Non è tanto la struttura dei corsi scolastici a creare
problemi ai ragazzi, che si dichiarano abbastanza soddisfatti (81,2
per cento) del tipo di scuola scelto e delle materie studiate. I nodi
vengono al pettine appena si parla di prof e strutture scolastiche.
Tre studenti su 10 si dichiarano insoddisfatti dei loro docenti,
soprattutto per quanto riguarda la capacità di insegnare. I giudizi
negativi aumentano e superano la metà (il 50 per cento) sulla qualità
delle strutture scolastiche. E se il giudizio sugli edifici scolastici
conferma una situazione di degrado diffusa, ampiamente "certificata",
quello sugli insegnanti, cui il 40 per cento dei ragazzi contesta
addirittura "l'incompetenza nella propria materia", suona come una
vera e propria bocciatura. Ma non solo. La maggior parte degli
studenti (il 60 per cento) accusa ai docenti "la tendenza a non
considerare le con i prof che diventa ancora più problematica quando i
risultati cominciano a scarseggiare.
Ma non è tutto nero, ovviamente. Tra le caratteristiche positive dei
prof italiani c'è la "capacità di relazionarsi con gli studenti"
(dichiarato dal 69 per cento degli stessi) e "la capacità di essere
stimolanti nel corso delle lezioni". Ma non basta perché spesso nei
ragazzi si determina ansia, soprattutto da prestazione. Più della metà
degli intervistati (il 54 per cento) dichiara di essere "spesso", o
"sempre", stressato tra i banchi di scuola. Pressione che deriva dalla
"richiesta di risultati positivi, di impegno e attenzione costanti, di
comportamenti corretti e controllati".
Politica e altro. Ma dalla ricerca
emergono tante altre informazioni interessanti. Oggi i ragazzi
sembrano piuttosto pragmatici: nove su dieci riconoscono che "trovare
lavoro senza diploma è difficile". "Solo" metà frequenta la scuola per
accrescere la propria cultura e appena uno su sette per "beneficiare
del prestigio del diploma". Insomma, iscriversi al liceo o
all'istituto tecnico è diventata una scelta obbligata. Sfatate le
leggende metropolitane che accreditano parecchie scelte alle pressioni
dei genitori (nell'11 per cento dei casi) o "per continuare a
frequentare gli amici": solo nel 6 per cento delle risposte.
Da non sottovalutare il rapporto dei giovanissimi con la politica.
Tantissimi ragazzi (il 49,8 per cento) addebitano ai docenti
"l'influenza politica e ideologica sugli allievi" che non partecipano
troppo alla vita politica: solo il 3,8 per cento dichiara di
"considerarsi politicamente impegnato". La maggior parte preferisce
soltanto tenersi al corrente, senza partecipare, o delegare la
gestione della cosa pubblica a persone più competenti (72 per cento).
Ma un ragazzo su quattro ha le idee chiare: "la politica mi disgusta",
dichiara senza mezzi termini. Quello di capirne le motivazioni è
compito del prossimo governo.