Obbligo "scolastico"/1. da Tuttoscuola del 4/8/2006
Non è stato ancora sciolto il nodo politico che condiziona le scelte tecniche che devono dare concretezza all’impegno, assunto dall’attuale maggioranza in sede programmatica, di elevare l’obbligo di istruzione di due anni. I responsabili scuola dei partiti della maggioranza stanno ancora cercando il punto d’equilibrio tra la posizione, sostenuta dalla sinistra radicale, di un prolungamento dell’obbligo all’interno del solo sistema scolastico pre-riforma Moratti (quindi all’interno dei licei e degli istituti tecnici, professionali e d’arte), e una soluzione, preferita dalla Margherita e dalla maggioranza dei DS, che non faccia coincidere l’obbligo di istruzione con l’obbligo "scolastico" in senso stretto. Il confronto in atto presenta rilevanti implicazioni politiche perché l’adozione del primo modello comporterebbe in sostanza l’abrogazione della legge n. 53, come richiesto da sinistra, mentre una soluzione non rigidamente ancorata ai soli percorsi scolastici tradizionali potrebbe essere trovata anche modificando più o meno profondamente – ma non abrogando – i decreti legislativi attuativi della legge. La prima ipotesi (abrogazione + innalzamento), in mancanza di meccanismi di riorientamento come quelli contenuti nella soppressa legge n. 9/1999, rischierebbe di non essere efficace contro la dispersione scolastica. La seconda deve risolvere il problema politico (non nuovo) di come arricchire l’offerta educativa fino a coprire per intero le esigenze formative di tutti gli studenti della fascia 14-16 anni. "Nonunodimeno", direbbe De Mauro. |