Al senato l'Unione tenta l'intesa con
l'opposizione.
Resta ancora da sciogliere il nodo delle risorse.
Maturità, cercasi riforma bipartisan.
Torna il voto di ammissione, il credito sale da
20 a 25/100.
di Alessandra Ricciardi,
da Italia Oggi dell'1/8/2006
La sfida è ambiziosa. Fare la prima riforma
bipartisan degli esami di maturità. Le intenzioni di dialogo del
ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, ci sono da tempo.
Il testo del disegno di legge, che sarà presentato l'8 agosto prossimo
al consiglio dei ministri, è pronto (si vedano le anticipazioni di
ItaliaOggi di martedì scorso). Sull'altro versante, il centro-destra a
quel dialogo è disponibile: domani il responsabile scuola di An,
Giuseppe Valditara, depositerà una sua proposta di riforma al senato.
´Siamo pronti però a verificare se è possibile una strada comune, per
introdurre nuovi esami di stato, più rigorosi degli attuali', precisa
Valditara. E nel superare la maturità dell'era Moratti, il testo di An
è addirittura più rigoroso di quello predisposto dal dicastero della
pubblica istruzione, con il ritorno a commissari tutti esterni, salvo
uno interno, e la verifica sulle conoscenze generali degli ultimi tre
anni. Il terreno di confronto tra i due schieramenti sarà
probabilmente proprio il senato, dove dovrebbe approdare in prima
battuta anche il disegno di legge Fioroni. Dal dibattito di settembre
si capirà subito se è possibile una riforma concordata. In caso
contrario, la maturità 2007 cambierà comunque. ´Entro l'autunno diremo
a studenti e docenti quali saranno le nuove regole', assicura il
viceministro all'istruzione, Mariangela Bastico. Il binario, però, non
sarà più quello di un autonomo disegno di legge, ma quello assai più
sicuro, seppure più intasato, della nuova legge finanziaria.
Al di là delle questioni di merito, un peso determinante sull'intesa
lo avranno i rilievi del ministero dell'economia. Rilievi che si sono
già fatti sentire, condizionando l'articolato, oggi più morbido
rispetto alle iniziali volontà di Fioroni. E pare non essere bastato.
Al momento, infatti, non è ancora giunto il placet di Tommaso
Padoa-Schioppa allo schema predisposto dal dicastero dell'istruzione.
L'economia non ha visto di buon grado, per esempio, il ritorno a una
commissione d'esame ogni due classi, ossia fino a 40 maturandi, con
metà dei commissari (ossia tre) esterni e un presidente. Troppe le
nuove spese, rispetto a quei 60 milioni, già lievitati fino a 100,
dell'era Moratti. Pur risparmiando sulle trasferte (con il principio
di scegliere prioritariamente i commissari esterni tra quelli
residenti nella stessa provincia della scuola sede d'esame), un
esterno va pagato comunque più di un docente interno. E c'è poi la
spesa per il presidente, oggi uno per ogni scuola, domani uno ogni due
commissioni. Il fabbisogno annuo lieviterebbe così almeno del 30%. E
Padoa-Schioppa non lo ha ancora digerito.
Più pacifiche, perché prive di ricadute finanziarie, sono altre norme,
del ddl Fioroni. Per esempio quella che innalza il credito per il
rendimento dell'ultimo triennio che concorre al giudizio finale: è
passato da 20 a 25/100. Il colloquio peserà fino a 30 centesimi sul
voto finale, rispetto ai 25/100 di oggi. Mentre le tre prove scritte
varranno per 45/100 (15 per ciascuna). Per accedere alla maturità,
rispunta il giudizio di ammissione: bisognerà non avere debiti.
Secondo l'ultima rilevazione (2003-4), gli ammessi al quinto anno con
debito superano invece il 30%, con punte del 39 negli istituti
professionali. Fino a ieri sono stati tutti ammessi alla maturità.
Vita più difficile, poi, per gli studenti con la media dell'otto al
primo quadrimestre del quarto anno che vorranno fare gli esami un anno
prima: dovranno avere anche la media del sette nel precedente biennio.
E nessuna insufficienza.
Al momento il ddl nulla dice su scuole paritarie e privatisti. La
possibilità per i candidati privatisti di sostenere gli esami solo
presso scuole statali potrebbe rispuntare però in un regolamento
amministrativo.
Sulla riforma, domani il responsabile della pubblica istruzione
incontrerà i sindacati. L'ultimo momento di confronto prima
dell'ufficializzazione al consiglio dei ministri.