Mussi: «Università, basta tagli o affoghiamo».

di Vladimiro Frulletti, da l'Unità dell'1/8/2006

 

«ABROGARE LA MORATTI? Lasciamola stare. Adesso fa il sindaco a Milano... ». Non perde il gusto della battuta il neo ministro all’Università e Ricerca Fabio Mussi che ieri sera alla festa dell’Unità di Firenze ha avuto un faccia a faccia con gli studenti dell’ateneo fiorentino. Studenti che si sono presentati con un lungo documento che porta la firma delle varie sigle in cui si dividono gli universitari dell’Unione: Studenti di sinistra (vicini a Rifondazione), Sinistra universitaria (soprattutto diessini e qualche Pdci) e Centrosinistra per l’Università (quelli della Margherita). Vederli tutti assieme (visto che spesso litigano) è già di per se’ una notizia. Lo è ancora di più il fatto che trovino una piattaforma comune da portare a Mussi. Proposta che parte proprio dalla cancellazione della riforma Moratti.

LA MORATTI NON ESISTE Ma per il ministro «non c’è nessuna riforma Moratti. C’è semmai una riforma Berlinguer del ’99 su cui sono stati inseriti tentativi di cambiamento andati a male». Quanto a quella che si chiama Legge Moratti «appena approvata sono state fatte commissioni per darne l’interpretazione autentica.... E sono ancora al lavoro perché non ci capisce niente nessuno». Quindi Mussi non andrà in Parlamento a chiederne l’abrogazione «altrimenti discuteremo per 5 anni solo della status dei docenti». Ma ne cambierà con i decreti attuativi gli «effetti distorsivi». Che è poi quello che gli chiedono gli studenti (anche se in prima fila ci sono anche numerosi ricercatori e la presidente della commissione cultura del senato Vittoria Franco). Gli universitari fiorentini parlano di: nuova didattica (la laurea breve è di fatto una «laurea di serie B»), di nuovo governo dell’Università (dove non contino solo i professori, proposta accolta da Mussi), e di più soldi per il diritto allo studio. Il ministro ascolta, legge e sottolinea.

NO AI TAGLI E qui parte il suo primo messaggio a Roma. Al governo e soprattutto al ministro dell’economia Padoa Schioppa. Mussi non ha affatto digerito il taglio del 10% ai «consumi intermedi» (aveva anche minacciato di andarsene), e ora avverte: «In Finanziaria però non ci potrà essere il bis di quel taglio. Ora le risorse sono appena sufficienti alla sopravvivenza. Siamo con l’acqua al pelo del naso, ancora tre centimetri e l’Università va sotto». E qui parte la stilettata ai giovani di Forza Italia che polemicamente avevano invitato il ministro a battersi contro i tagli, come aveva fatto nella scorsa legislatura. «Hanno una discreta faccia tosta - dice Mussi ­ e forse dovrebbero ringraziare quei maghi delle finanze, ma le loro private, Berlusconi e Tremonti, per la situazione in cui ci hanno lasciato i conti pubblici». Il risanamento quindi per Mussi è indispensabile, ma non riducendo le risorse all’Università, pena il declino. Perché la rivoluzione prossima «è quella della conoscenza». E cita i dati non solo di Usa e alcuni paesi Europei, ma anche di India, Cina, e altre nazioni dell’estremo Oriente in cui i soldi pubblici per la ricerca aumentano di anno in anno. E a loro fianco crescono anche quelli dei privati. «Mentre qui i nostri imprenditori ­ lamenta Mussi ­ sembrano attratti quasi esclusivamente da giornali, banche e squadre di calcio».

STOP ALLA FUGA DI CERVELLI Anche perché poi si scopre che «mentre noi spendiamo in ricerca meno di tutti gli altri, poi i nostri ricercatori sono al terzo posto mondiale per produttività scientifica» commenta il ministro. Il problema è che di questa «produttività scientifica» poi ne beneficino soprattutto all’estero. «Rischiamo di diventare una cava pregiata di materiale intellettuale di prim'ordine». Un’escavazione continua che il ministro si impegna a fermare con due misure specifiche per i ricercatori. La prima riguarda la legge Moratti sul loro status giuridico. Verrà modificato. L’altro invece riguarda 20mila nuove assunzioni di giovani ricercatori. In più il ministro promette anche una nuova legge sull’educazione permanente, e soprattutto un nuovo sistema per erogare i fondi pubblici. Adesso, denunciano gli studenti, i soldi sono proporzionali al numero di iscritti, così le Università si fanno concorrenza tra di loro a colpi di campagne pubblicitarie di «dubbio gusto». «Ci sarà ­ promette ancora Mussi ­ una agenzia di valutazione terza e indipendente (sia da chi dà i soldi che da chi li riceve... ) che valuterà anche qualità e didattica». Per non lasciare anche l’istruzione nelle mani dei maghi del marketing.