La riforma della scuola e il cacciavite di Fioroni.

L’avvitamento del ministro.

di Gianfranco Pignatelli, Comitati Insegnanti Precari, Liberazione del 10/8/2006

 

Caro direttore, dopo cazzuola, martello e piccone, nella storia nostrana fa il suo esordio il cacciavite. Lo ha introdotto il neoministro dell’istruzione Fioroni. Con questo strumento, improprio tanto per un medico quanto per un politico – c’è stato spiegato -, si può smontare la riforma Moratti e, senza creare contraccolpi, ricomporla secondo i dettami del centro-sinistra.

Che la nostra scuola fosse un vecchio arnese, reso fragile da decenni di politiche dissennate, lo sapevamo tutti. Ci risulta nuovo che necessitasse di un attrezzo così poco incisivo. Nuovo rispetto ai programmi ed alle aspettative che l’attuale maggioranza aveva creato.

Con il cacciavite, si sa, s’avvita: girando intorno, restando piantati nello stesso punto ed affondando. La metafora, allora, calza. Applichiamolo alla scuola e ai suoi precari: 124.149 sono quelli che hanno coperto incarichi annuali nel 2005/2006; 450.000 sono quelli iscritti nelle graduatorie permanenti; altri 17.000 se ne aggiungono ogni anno grazie alle SSIS che contribuiscono ad autofinanziare gli atenei. A fronte di un programma elettorale che prevedeva la copertura su tutti i posti disponibili e di un incremento dei pensionamenti del 40% rispetto all’anno scorso, il ministro che fa? Ne immette in ruolo 20.000: un terzo in meno rispetto al 2005. Esattamente quanti programmati dalla Moratti. Così non si sposta, s’avvita su se stesso e fa scendere ulteriormente la qualità della scuola pubblica. Questa, per restare in tema di cacciavite, signor ministro, ci sembra una politica un po’ “svitata”. Il po’ glielo concediamo perché ricopre il suo ruolo da soli ottanta giorni e, nell’immediato futuro, sarà in ferie, come buona parte degli italiani. Proprio come i docenti precari che, da decenni, sono in vacanza coatta, senza retribuzione e con poche speranze, da giugno a ottobre.