Adelante Pedro, presto, con iujcio. di Giuseppe Aragno da Fuoriregistro del 16/8/2006
Il clima è quello delle attese doverosamente benevoli: la maggioranza conta su culture politiche fra loro diverse e contrastanti, la partita in Senato è sempre aperta e c'è il timore di una Caporetto. I più ritengono che occorrano prudenti compromessi e si riducono al confine tra realismo e cinismo: ci sono i conti da fare con la pesante eredità di Berlusconi, i nodi da sciogliere che si vanno aggrovigliando e poi, si sa, la contingenza non è delle migliori, i mercati ci tengono sotto controllo, la Confindustria ha il fucile spianato e la cultura di governo ci vuole ipocriti e moderati. Che dire insomma? Si sta nel bosco di Courton, soldati appesi a un filo, "come/ d'autunno/ sugli alberi/ le foglie", o, se volete, come lo spaesato Tramaglino a Milano: ovunque si sente urlare pace e pane!, ma la carrozza del potere ci chiede "un po' di luogo", e le facciamo strada. Così andiamo avanti da mesi: "Lo prometto [...] vengo per condurlo in prigione, per dargli il giusto gastigo che si merita", blandisce il governo amico, ma sottovoce sussurra al cocchiere: "si es culpable. Adelante, Pedro, si puedes [...] adelante, presto, con iujcio". Certo, la carrozza si muove, ma dove ci conduce? Il 25 luglio, quando infuria l'estate del sole, del mare e del pallone, Fioroni, com'è tradizione, tira fuori il coniglio dal cappello. Persi tra mari e monti, non avvertiamo l'insidia e il colpo va alla schiena: ancora sperimentazione di percorsi di istruzione e formazione professionale, con flessibilità e adeguamenti buoni per l'alternanza scuola-lavoro. Magia di cilindri, ecco la fantasia che va al potere e l'obbligo scolastico a sedici anni si fa "scenario di prospettiva", perché, si sa, occorrerà del tempo per "creare le condizioni e predisporre gli interventi per innalzare di due anni l'obbligo di istruzione, come condizione di consolidamento ed arricchimento delle competenze di base, di contenimento della dispersione e degli abbandoni precoci". Parole alate. Leggetele d'un fiato: è un'emozione. Un ministeriale coniglio - il cilindro è davvero senza fondo - tocca naturalmente anche ai precari: è il piano pluriennale che rinvia sogni e diritti alle calende greche, mentre i rapporti con la Santa Sede procedono come un rullo compressore e siamo in un sol colpo alla stabilizzazione: 3.060 insegnanti di religione cattolica assunti nei ruoli. In quanto al resto, si taglia con l'accetta, prendere o lasciare. Fioroni tiene in vita il portfolio, osserva uno stretto silenzio sulla spinosa questione della revisione delle Indicazioni Nazionali, per la quale hanno lottato invano i movimenti di base, e rassicura l'Invalsi: farà rilevazione di apprendimento nelle classi del primo ciclo di istruzione. Adelante, Pedro, lo so, e guardandosi attorno verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. I lager di Pisanu, miracoli da cilindro, ora son diventati alberghi a molte stelle; sui mari non minacciamo il cannone, non è nel nostro stile. Senza cannonate, ci associamo alle marine d'Europa e la carne da macello la bracchiamo per rispedirla al mittente; poi non sono affari nostri: ci penseranno i boia, la sete, la fame e la disperazione. E' innegabile: abbiamo sotto gli occhi il cambiamento. Con gli agenti segreti che fanno la fronda al soldo degli americani, il governo amico non ha esitato: al vertice del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti ha insediato subito Claudio Scajola, uomo di Berlusconi e gran cervello della repressione di Genova 2001; Scajola, del quale, guarda caso, l'ex opposizione ebbe a domandare le immediate dimissioni. Quando si dice: l'uomo giusto al posto giusto! Dal 1951 ad oggi, una ottantina di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu hanno espresso condanna per Israele e nessuno s'è mosso. Ora Olmet, per riavere due suoi guastatori sorpresi in Libano con le mani nel sacco, macella i libanesi e noi cosa facciamo? Invitiamo l'ambasciatore del governo aggressore a fare immediatamente fagotto? Ma nemmeno per sogno! Adelante Pedro, presto, con iujcio: Tel Aviv ha bisogno d'una mano e noi gliela daremo. Tutti d'accordo: Gaza può sparire sotto i bombardamenti e la sinistra sedicente alternativa, canta in coro lo stonato ritornello prontamente gracchiato dal comunista pentito capo dello Stato: "L'Italia non può sottrarsi alla responsabilità di dare il suo contributo a una missione tanto auspicata e così necessaria". Necessaria per chi? Adelante Pedro, presto, con juicio e, per carità, ora che la via è aperta e la carrozza corre spedita, silenzio assoluto sui crimini di guerra. Tutti sanno e tutti, come conviene a chi ha poltrone e interessi cui badare, fingono d'ignorare. A giugno del 2003 il governo Berlusconi, nel quadro di una ormai consolidata tradizione di concordia bipartisan in politica estera, stipulò un accordo di cooperazione militare col governo israeliano. Un preciso impegno politico: siamo legati a filo doppio a Israele nell'interscambio di materiale bellico, nell'organizzazione, formazione e addestramento delle forze armate e, soprattutto, nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico finalizzati alla produzione di armi. Abbiamo esperti del settore che collaborano con Tel Aviv e c'è scambio di esperienze e di esercitazioni belliche. Poiché tutto ciò che riguarda armi e armamenti - se ne ricorda la sinistra sedicente alternativa? - è materia soggetta agli accordi sulla sicurezza, nessuno, neanche il Parlamento, può sapere in quali onorevoli attività sono invischiate l'industria bellica e le forze armate del nostro paese. Che farà di questo impegno il governo amico che in campagna elettorale ci ha manzonianamente mentito: "Lo prometto [...] vengo per condurlo in prigione, per dargli il giusto gastigo che si merita," ma sottovoce ha sussurrato al cocchiere:"si es culpable. Adelante, Pedro, si puedes [...] adelante, presto, con iujcio "? Che cosa mai farà? il grillo parlante dice che l'accordo resterà in piedi e, dopo una replica dell'indecorosa pantomima recitata per l'Iraq e l'Afghanistan, partiremo per una nuova"guerra umanitaria". Non ci sono scelte, si dice. Il clima è quello delle attese doverosamente benevoli: la maggioranza conta su culture politiche fra loro diverse e contrastanti, la partita in Senato è sempre aperta e c'è il timore di una Caporetto. I più ritengono che occorrano prudenti compromessi e si riducono al confine tra realismo e cinismo: ci sono i conti da fare con la pesante eredità di Berlusconi, i nodi da sciogliere che si vanno aggrovigliando e poi, si sa, la contingenza non è delle migliori, i mercati ci tengono sotto controllo, la Confindustria ha il fucile spianato e la cultura di governo ci vuole ipocriti e moderati. Che dire insomma? Si sta nel bosco di Courton, soldati appesi a un filo, "come/ d'autunno/ sugli alberi/ le foglie". Manca il martire che riscatti un'epoca, ma morti ce sono tanti e non c'è dubbio, cambiato ciò che c'è da cambiare, fu in un clima di così forte degenerazione che D'Annunzio, nauseato dai suoi miserabili compagni, lanciò la sconsolata invettiva: questa è ormai "una fetida ruina". Com'è strana la vita e quanto amara può essere la storia degli uomini: D'Annunzio non l'ho mai sopportato. E, tuttavia, come dargli torto? |