Il Garante:

gli insegnanti devono tutelare

la privacy degli studenti.

da La Stampa del 2/9/2005

 

ROMA
Una cosa è certa: tutto è lecito per tracciare un profilo dello studente che lo aiuti nel suo percorso di formazione. Tutto, tranne una schedatura. Più privacy per gli alunni e maggiore chiarezza per gli insegnanti alle prese con quel nuovo documento di valutazione e orientamento che ha surclassato la vecchia pagella, introdotto dalla riforma scolastica e chiamato Portfolio. A chiederlo è il Garante per la protezione dei dati personali che va oltre, indicando a istituti pubblici e privati le modalità per trattare, in modo adeguato e lecito, i dati personali dei ragazzi.

Il Portfolio è redatto dall'insegnante per ciascun alunno e, oltre ai progressi formativi ed educativi, registra interessi, attitudini e aspirazioni personali così come emergono nel corso degli anni scolastici.

Nel provvedimento - consultabile su Internet, www.garanteprivacy.it -, di cui è stato relatore Mauro Paissan, l’Autorità per la protezione dei dati personali spiega che nel Portfolio dovranno essere inseriti solamente dati personali pertinenti e necessari per la valutazione e l'orientamento dell'alunno. Quelli più delicati, in grado di rivelare, per esempio, particolari condizioni come lo stato di adozione o malattie, potranno essere annotati solo se strettamente indispensabili per la valutazione e l’orientamento dell’alunno.

Prima che si muovesse il garante, tuttavia, erano state le proteste di molti genitori a sollevare la questione: reclami e segnalazioni di possibili violazioni della riservatezza per le modalità con le quali questo documento è stato predisposto dalle singole scuole. E l’Autorità conferma che, in alcuni casi, le raccolte di dati sono risultate davvero eccessive e ingiustificate: determinate domande presenti in alcuni modelli possono, infatti, far emergere informazioni particolarmente delicate sulla vita dell’ alunno (per esempio, lo stato di adozione), oppure riguardare informazioni relative al suo profilo psicologico (descrizioni di paure e disagi), al suo stato di salute (ricoveri ospedalieri e patologie), al credo religioso, alla condizione sociale e familiare, tutti dati per i quali il Codice della privacy impone un elevato livello di protezione.

Il rischio, dunque, è quello di cadere in una sorta di schedatura che può recare danno agli studenti, perché certe rivelazioni, anche se non contengono nulla di male nella sostanza, possono esporre i soggetti alla derisione dei compagni e alle chiacchiere delle famiglie. «Non si può - commenta Paissan - addossare a un ragazzo un fardello di informazioni delicate di cui non può più liberarsi fino al termine degli studi». E aggiunge: «Alla scuola e all'insegnante può essere utile conoscere informazioni anche molto personali sui ragazzi, ma queste non possono essere fissate in una documentazione che l'alunno si dovrà portare dietro per anni. Alcuni dati sulla situazione familiare, o di tipo sanitario, o di ordine psicologico o relativi alla fede o all'origine etnica, potrebbero tradursi in un marchio». In ultima analisi, in un pregiudizio.

In base alle regole stabilite dal Garante, dunque, ogni istituto scolastico dovrà adottare opportune misure per prevenire la raccolta di dati non necessari e per informare i genitori sul trattamento dei dati dei loro figli.