Pisanu e Moratti confondono

"pubblico" e "statale"?.

da Tuttoscuola del 12/9/2005

 

In ripetute dichiarazioni, riportate dalla stampa e rese anche in TV, i due ministri più coinvolti nella vicenda della scuola islamica di via Quaranta hanno sostenuto più o meno con le stesse parole che quella struttura va chiusa in quanto illegittima, e che "i bambini devono frequentare le scuole statali". Statali, non "pubbliche".
Nel comunicato stampa diffuso il 9 settembre il ministro Moratti, per la verità, ha precisato di essere favorevole all’inserimento degli alunni islamici "nelle scuole pubbliche", ma nell’intervista trasmessa dai TG dello stesso giorno ha parlato ancora di inserimento "nella scuola statale".

Certamente i due ministri non intendevano, e non intendono, escludere la possibilità che gli alunni di religione islamica possano iscriversi anche a qualunque scuola paritaria, come già avviene per ragazzi ebrei, o buddisti o di qualunque altra fede religiosa, ma il ripetuto impiego dell’espressione "scuola statale" fa nascere il dubbio che essi non abbiano del tutto presente la fondamentale differenza che passa tra scuola pubblica - che a norma della legge n. 62/2000 comprende anche le scuole paritarie - e scuola statale, che ovviamente non le comprende.

Sarebbe grave e inaccettabile che agli allievi islamici, e solo a loro, si imponesse di iscriversi alle scuole statali, escludendo le paritarie, che potrebbero contribuire a risolvere il loro problema. Ripetiamo: certamente i due ministri non intendevano sostenere questa tesi, ma la loro, diciamo così, disattenzione linguistica poteva rischiare di dare l’impressione che dietro le loro parole si nascondesse un retropensiero: quello di riservare ai bambini di fede islamica un trattamento particolare, "mirato", con tanto di etichetta "statale" come a voler rimarcare l’autorità esclusiva dello Stato nazionale italiano sulla loro formazione. Attenzione, quindi.