La protesta dei professori di geografia contro le norme della Moratti
"La materia scomparirà da una parte delle scuole superiori"

"Con la riforma i nostri studenti

ignoreranno cosa li circonda".

Cinzia Sgheri, la Repubblica del 28/9/2005

 

"I ragazzi non sapranno più nulla di com'è fatto il mondo". La riforma della scuola secondaria è nel limbo, ma se nulla cambierà la geografia rischia adesso di sparire completamente dai programmi di molti istituti. E gli insegnanti di geografia si batteranno per salvare la loro materia, da anni la cenerentola della didattica in Italia.
Già penalizzata dalle precedenti sperimentazioni, con la riforma Moratti, infatti, non è prevista neanche un'ora di geografia nei licei artistico, musicale e tecnologico, dove la materia non figura nemmeno tra gli insegnamenti opzionali, mentre al liceo economico verrà accorpata a chimica, biologia e scienza della terra.

"La geografia è una materia poco conosciuta - spiega il professor Gino De Vecchis, presidente dell'Aiig, l'associazione degli insegnanti di geografia, e docente all'Università Sapienza di Roma - sulla quale pesano alcuni pregiudizi del passato. Per esempio è considerata una materia nozionistica, solo un elenco di mari, fiumi e monti da mandare a memoria, ma se fosse davvero così noi insegnanti saremmo i primi a volerla mettere da parte. Invece la geografia è molto altro e nel nostro mondo globalizzato è un bagaglio indispensabile per la formazione culturale dei giovani. Concetti come identità territoriale, legalità internazionale, sviluppo sostenibile, tutela dell'ambiente, accessibilità delle risorse e problemi demografici - prosegue il professor De Vecchis - possono formarsi anche e soprattutto grazie alla conoscenza di questa disciplina. Escludere lo studio della geografia significa quindi togliere di mezzo abilità e competenze indispensabili".

Cancellata da alcuni istituti, la geografia rischia anche di essere studiata male in tutti gli altri. Infatti, i programmi scolastici prevedono uno studio continuativo della materia, quindi nella scuola di primo grado si insegneranno l'Italia e le regioni, per poi proseguire con l'Europa e il resto del mondo nei gradi successivi, senza successivi approfondimenti dello studio del nostro territorio. "La maggior parte dei nostri ragazzi - avverte De Vecchis - rischierà di avere una scarsa conoscenza geografica del proprio paese perché l'Italia verrà studiata solo durante la scuola primaria, a un'età che non consente di fare analisi culturali complesse".

Preoccupati dunque, gli insegnanti di geografia per il momento aspettano, non intendono scendere in piazza per proclamare clamorosi scioperi di categoria, ma non vogliono nemmeno rimanere in silenzio di fronte a questa decisione. E' vero, le loro cattedre non sono in discussione, ma la passione per la materia che insegnano sì, insieme a un sapere che rischia di andare disperso. E' questo quello che teme il professor De Vecchis, proprio lui che ai tempi della scuola odiava la geografia e che poi, costretto a studiarla all'università, rimase folgorato. "Pensi che volevo fare l'archeologo - ricorda il presidente dell'Aiig - e quando ho chiesto la tesi in geografia il professore non ne voleva neanche sapere di me, ma io ho insistito tanto perché ormai mi ero innamorato della materia". Lotterà quindi con gli altri insegnanti, almeno perché la geografia sia presente nei bienni iniziali di tutti i licei, così come era contemplato nella prima versione della riforma Moratti.