L’ACCUSA.

Confindustria, LegaCoop e gli altri:

«Con la riforma meno tecnici preparati».

da l'Unità del 3/9/2005

 

Anche dal mondo delle imprese arriva uno stop alla riforma Moratti. In un documento comune indirizzato al ministro dell’Istruzione sedici associazioni imprenditoriali chiedono provvedimenti per salvaguardare l’autonomia scolastica ed evitare la «licealizzazione» degli istituti tecnici per non disperderne il patrimonio professionale. Le sedici sigle (Abi, Agci, Ania, Casartigiani, Cia, Coldiretti, Claai, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confetra, Confindustria, Confservizi e Legacoop) puntano il dito contro la riforma dei cicli secondari, che prevede la trasformazione dei vecchi Itc in Licei tecnologici ed economici. Il timore delle organizzazioni imprenditoriali è che il nuovo assetto scolastico penalizzi l’offerta della formazione professionale e privi industrie e imprese di quell’indispensabile bacino di utenza rappresentato dagli istituti tecnici: «L’istruzione tecnica - si legge nella nota congiunta - è una fonte insostituibile da cui le imprese hanno attinto per anni tecnici preparati, provenienti da un percorso formativo vicino al mondo produttivo. La riforma in discussione prevede di trasformare gli istituti tecnici industriali e commerciali in licei tecnologici ed economici, privando di fatto l’offerta di istruzione di un importante filone formativo». Le organizzazioni ritengono inadeguati i piani di studio e i quadri orari predisposti dal Ministero dell’Istruzione, giudicati contraddittori rispetto all’esigenza - evidenziata nel decreto attuativo approvato il 27 maggio dal Consiglio dei Ministri - di stabilire una continuità formativa tra istituti tecnici e licei economici.

L’occasione per ridiscutere i punti specifici della riforma Moratti sarà la Conferenza unificata Stato-Regioni, prevista per il prossimo 15 settembre proprio per affrontare il nodo del sistema educativo: appuntamento fissato per superare l’impasse creata lo scorso 28 luglio, quando le Regioni rifiutarono di esprimere il parere sul testo del decreto Moratti sul secondo ciclo, ritenuto lesivo delle competenze attribuite loro dalla Costituzione. «Per riforme di questa portata - prosegue il documento delle associazioni imprenditoriali - sono fondamentali l’intesa tra il Miur e le Regioni ed una stretta cooperazione tra imprese e mondo della scuola».