L'avvio dell'anno scolastico al Vittoriano.
E il presidente dà un calcio al pallone regalato dal Livorno

Ciampi, invito agli studenti

"Aiutate i giovani immigrati" .

"Sono venuti per ricevere, ma anche per dare"

Giorgio Battistini, la Repubblica del 20/9/2005

 

ROMA - «Tendete la mano ai giovani stranieri che vivono in mezzo a noi. La scuola, anche col vostro aiuto, contribuirà a renderli cittadini responsabili della Repubblica. Essi sono venuti per ricevere, ma anche per dare».

Dalla parte dei giovani, anche immigrati. Carlo Azeglio Ciampi per la settima volta saluta dalla terrazza d´onore del Vittoriano i nove milioni di studenti italiani al loro rientro sui banchi di scuola. Un saluto speciale, stavolta. L´ultimo del suo settennato. E un invito alla tolleranza, al rispetto reciproco, a migliorarsi insieme sapendo che così è sempre avvenuto nella storia tra i popoli che s´affacciano sul Mediterraneo, "condannati" dalla geografia a mescolare culture e abitudini. Un vero inno alla convivenza pacifica quello di Ciampi, davanti al ministro Moratti e a centinaia di ragazzini prima eccitatissimi poi addirittura galvanizzati dallo spettacolo d´un anziano presidente che addirittura dà un calcio al pallone che gli ha appena consegnato l´amata squadra del Livorno. Proprio lì, sul sacrario dedicato alla patria unita dove di solito tutto è vietato.

Parla ai giovani (dunque alle famiglie italiane) e agli ottocentomila insegnanti appena due giorni dopo che il ministro della Giustizia Castelli ha comiziato contro i musulmani che "ce l´hanno coi noi" e qualche settimana dopo le riflessioni sul "meticciato" del presidente del Senato Pera. Che Ciampi tacitamente corregge e rettifica. Geografia e storia, dice, insieme al Mediterraneo hanno «unito genti e culture assai più di quanto abbiano diviso, lasciando tutte la loro impronta sulla nostra identità». Dall'arte alla filosofia, alla scienza, alla matematica e alla religione è stato tutto un intrecciarsi di esperienze che ci hanno «vicendevolmente arricchito, pur restando diversi e orgogliosi delle proprie particolari tradizioni».

Uno scambio, ricorda il presidente spiegando ai ragazzi (perché lo riferiscano, nel caso, ai genitori) le radici logiche del multiculturalismo, che «s´è nutrito di innumerevoli migrazioni». Oggi «sempre più spesso sui banchi accanto a voi siedono giovani i cui genitori, fuggendo da condizioni di miseria o in cerca di libertà sono giunti qui da Paesi stranieri». A chi ha la memoria offuscata dall'egoismo del benessere, il presidente ricorda che «tanti nostri padri furono emigranti, in cerca di migliori fortune. Affrontarono e superarono aspre difficoltà, paure, diffidenze». E oggi, aggiunge pensando ai ragazzini di tanti colori che gridano salutando tutt'intorno, «i loro discendenti sono parte viva della vita e della cultura di molte nazioni».