L'emozione dei ragazzi

e la rabbia dei professori.

di Marco Lodoli da la Repubblica dell'11/9/2005

 

Domani in tutta la Lombardia riaprono le scuole. Altrove apriranno tra una settimana oppure sono già in attività da qualche giorno. È finito il tempo delle certezze, grandi o minime, siamo parte di un mondo nuovo simile a un caleidoscopio che non sta fermo un momento. Una volta tutte le scuole d´Italia, d´ogni genere e tipo, iniziavano all´unisono il primo ottobre. Era una data certa, come il Natale o Ferragosto, una di quelle boe attorno alle quali girava il tempo della nostra vita. In mezzo c´erano marosi e correnti, ventacci o spifferi, ma quelle date erano ferme e sicure. Ora la scuola è sorella della nostra infinita incertezza. Si comincia quando si comincia, e non chiedete di più, trovatevi pronti e basta. Anche i libri un tempo erano quelli, sempre quelli, il La Manna e il Sapegno e il Villani, passavano dal fratello maggiore al minore, venivano giusto rincartati per farli sembrare ancora nuovi e puliti. Adesso l´offerta è torrenziale, un diluvio di testi che allagano le librerie e confondono professori, famiglie, studenti. Il libro di due anni fa già non esiste più, quello nuovo già non corrisponde in pieno alle nuove riforme, forse bisogna accostargliene un altro, che vi dirà il professore, ragazzi, domani o dopodomani. E d´altronde anche gli insegnanti appaiono e scompaiono misteriosamente. Una volta ogni scuola aveva le sue colonne che invecchiavano dignitosamente in tre o quattro decenni.

balbuziente professor Robotti di matematica, la zitellona Verzurato di scienze, il terribile Giacci di latino e greco, spietato ma giusto. Ora ogni anno è un´incognita. I professori chiedono trasferimenti, ne arrivano di nuovi, altri s´affacciano e poi si ritraggono. Insomma, la scuola una volta era un cubo grigio e malinconico, poggiato stabilmente su se stesso, i programmi erano identici nei secoli, i libri e i professori fissi come gli spigoli, i bambini avevano i loro immarcescibili grembiuli azzurri o bianchi, i ragazzi delle superiori una cinghia per tenere stretti i libri, il diario era il Diario Vitt, nulla poteva cambiare.

E invece ora ogni scuola ha la sua offerta formativa, è in concorrenza con le altre, le classi ospitano alunni cinesi e rumeni, tunisini e senegalesi, e tutto si muove e si agita, gioisce e soffre esattamente con lo stesso ritmo del mondo. Insomma, si comincia un anno imprevedibile e difficile come la vita. Domani i ragazzi arriveranno ai cancelli delle scuole come il mare che schiuma e romba, questo lo so bene: avranno tante cose da raccontarsi in pochi minuti, tanta voglia di stare insieme.

I professori invece avranno facce serie, un po´ stanche, piuttosto preoccupate. Si sono già incontrati in interminabili collegi docenti e in sterili consigli di classe. Si sono già un po´ lamentati per quanto tutto è diventato complicato, per quanto sarà difficile capire questi ragazzi che ormai parlano un´altra lingua e ragionano in un altro modo, per questi programmi astrusi. Ma adesso via, bando ai timori e ai malumori: si parte, ed è sempre un bel viaggio, un´avventura emozionante.