Burnout, psicopatie e antidoti

Effetto serra.

Vittorio Lodolo D`Oria da Proteo Fare Sapere del 16/9/2005

 

Chi sta peggio? L’istituzione “scuola” o quella che nonostante tutto è considerata il nucleo fondante della società, cioè la “famiglia”? Nella migliore delle ipotesi potremmo consolarci col sempre valido detto “mal comune mezzo gaudio”. La scuola, seppure scalcinata, contestata e disprezzata, riprende ogni anno le sue attività dopo la pausa estiva; la famiglia invece – come istituzione – non va mai in vacanza ma, quando si logora, si dissolve definitivamente.

Lasciamo per un attimo la scuola – poi vi ritorneremo – e concentriamoci momentaneamente sulla famiglia. Lo spunto per alcune riflessioni ci viene dalla rubrica di un quotidiano nazionale: “L’amaca” di Michele Serra, Repubblica del 10.09.05. L’autore, partendo dall’assunto che i delitti in famiglia sono sestuplicati negli ultimi cinque anni, si domanda se la suddetta istituzione non sia “un guscio chiuso e impaurito, dentro il quale implodono e si guastano umori e rapporti, libertà e amore”. In alternativa alla famiglia in disarmo il giornalista auspica nella società “il dibattito sulle unioni civili, sulle famiglie allargate, su nuovi diritti e nuovi assetti che non discendano più dai vecchi assetti (ormai svuotati dai fatti) ma dalla dignità di ciascun individuo, poiché è anche un dibattito contro la monocratica e logora idea che la famiglia tradizionale sia la sola salvezza possibile”. Il Nostro conclude poi affermando che i sessantottini, almeno queste cose, le avevano capite già da tempo.

Ognuno è libero di pensare e scrivere ciò che pensa – ed entro certi limiti di farlo – di scegliersi il partner che crede, di scegliere la formula più congeniale per unirvisi, oppure di condividere la propria solitudine con un semplice animale (senza però pretendere di “conoscerlo” in senso biblico perchè ancora non è consentito, chissà in futuro) e su questo non ci piove. Tuttavia ciò che più suscita perplessità sta proprio nel ruolo che l’autore ha attribuito al ’68 nei confronti di scuola e famiglia. Siamo proprio certi che lo sfascio odierno delle succitate realtà sia solamente stato “profetizzato” dai lungimiranti sessantottini (piccoli oracoli secondo il giornalista) e non piuttosto ampiamente determinato dai medesimi, a fin di bene s’intende? Personalmente ritengo più fondata la proporzione per la quale gli Unni stanno all’impero romano come i sessantottini stanno alla famiglia. Su divorzio e aborto ciascuno è ancora una volta libero di pensarla come vuole – e per cosa propendevano i sessantottini è noto – ma sta di fatto che per la bistrattata famiglia si è trattato di due pietre tombali (separazione e morte è il significato italiano dei due termini) alle quali si è assommata la moda pedagogica dominante che voleva il genitore come amico e non adulto educatore del figlio.

Venendo, anzi tornando, alla scuola dobbiamo prima riconoscere che i sessantottini erano allora studenti dietro ai banchi, ed è un peccato che molti di loro, oggi docenti, non avessero saputo profetizzare i danni arrecati dall’appiattimento voluto e perpetrato con i Decreti delegati del ‘75. Certamente avrebbero potuto immaginare che col trascorrere degli anni si sarebbero trasformati in genitori ed insegnanti. Ma allora l’autorità era da contestare ad ogni costo, si trattasse di genitore o di insegnante poco importava, perché siamo tutti uguali, omologati, allo stesso livello. Oggi chi ha creduto alle balle di quella rivoluzione culturale “de noantri” - in quanto genitore o insegnante – si trova di fronte a una crisi d’identità, dalla quale può uscire solo se, dopo sincera ammenda, si riappropria del ruolo di educatore che riveste, per il bene delle future generazioni e a testa alta! Ci sarà sempre chi tenta di confondere le idee, miscelando ad arte ed in giuste dosi ciò che è bene e ciò che è male: il preparato risulterà magari gradevole al primo assaggio ma alla lunga si rivelerà letale.

Diffidiamo dunque di chi liquida istituti secolari come la famiglia e la scuola intonando il loro de profundis e proponendo soluzioni alternative che hanno uno spiacevole sapore di surrogato.

Lavoriamo alacremente invece perché scuola e famiglia rinascano, stando attenti alle nebbie artatamente generate dall’effetto serra (omen nomen dicevano i latini).

 

vittorio.lodolodoria@fastwebnet.it