FINANZIARIA

Allo studio del ministero del tesoro misure per 230 milioni di euro

L’Economia a caccia di dipendenti.

Taglio d’organico del 3%: fuori 21 mila prof e 7 mila Ata

Alessandra Ricciardi, da ItaliaOggi del 20/9/2005

 

Siniscalco a caccia di soldi nella scuola. Il comparto più nutrito del pubblico impiego, con il suo milione di dipendenti, è oggetto di grandi attenzioni da parte del dicastero di via XX Settembre, alle prese con la definizione della prossima manovra finanziaria. Tra le misure allo studio figurano anche la riduzione del 3% dell’organico di insegnanti e Ata, il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, una stretta sull’assegnazione dei docenti di sostegno e il differimento di un anno degli automatismi stipendiali. In gioco 230 milioni di euro da portare alla fiscalità generale.

Negli oltre 6,1 miliardi di euro che sarebbero recuperabili dalle tabelle del bilancio dello stato, affianco al taglio del 30% sui consumi intermedi delle amministrazioni e di un altro 30% sugli investimenti fissi, figurano una riduzione di almeno la metà della spesa per i contratti di collaborazione nel pubblico impiego realizzati nel 2003, circa 600 milioni di euro. E poi c’è la scuola, che dovrebbe fare la sua parte non solo sul fronte delle nuove assunzioni, ma anche dei posti già in organico.

Il ministero dell’istruzione dovrà definire entro il 30 settembre il piano di assunzioni per il 2006 e il 2007, a completamento delle 40 mila immissioni in ruolo fatte quest’anno, tra docenti e Ata. La scuola, infatti, non è soggetta al blocco totale del turnover, vigente per il resto del la p.a. anche per il prossimo anno. E’ probabile, però, che la Finanziaria inserisca un tetto, in modo da limitare la copertura dei posti vuoti in organico. E non è finita. Un ulteriore taglio dell’organico di diritto del 3% dovrebbe essere realizzato in tre anni, con un risparmio stimato in 114 milioni di euro.

Lo stato paga ogni anno, per i soli stipendi, quasi 36 miliardi di euro, una manovra finanziaria.

Negli ultimi dieci anni i docenti con contratto a tempo in determinato sono già passati da circa 770 mila a 698 mila. Colpa dei pensionamenti, ma anche delle strette inferte da tempo sulla spesa per il personale. La riduzione dal 1995 a oggi del 2% può sembrare di poco conto, ma cela un dato molto più consistente: gli insegnanti di ruolo infatti hanno subito un taglio quasi del 10 a fronte dei supplenti che sono saliti da 53 mila a 107 mila, arrivando a costituire oltre il 13% del corpo docente. Ed è proprio sui posti d’organico di diritto, ossia quelli per i quali è possibile assumere a tempo indeterminato, che Domenico Siniscalco pensa ai agire. Tagliando il 3%, ossia circa 21 mila cattedre e, per gli Ata, 7 mila posti.

Sul tappeto anche nuovi criteri più stringenti per l’assegnazione dei docenti di sostegno che consentirebbero di razionalizzare la spesa per 17 milioni. Un blocco degli aumenti legati agli scatti di anzianità, poi, l’unico meccanismo di progressione economica nella scuola, farebbe guadagnare almeno altri 100 milioni. Ma si tratta di misure che «presentano il massimo grado di criticità ammette la stessa economia. Gli effetti per il sistema e il territorio sarebbero dirompenti. A fronte di una riforma della scuola che deve essere avviata e di un trend positivo della popolazione studentesca che fa crescere il fabbisogno di personale. E con i sindacati già sul piede di guerra.

Davanti a un nuovo taglio degli organici, il dicastero di viale Trastevere avrebbe una sola strada da percorrere: ridurre il numero di classi, innalzando il rapporto alunni docenti, che oggi è 11 a 1. Lontani dalle medie europee, ha più volte denunciato viale Trastevere. Il Regno Unito, per esempio, ha un insegnante ogni 20 alunni, 16 ne conta la Germania, 14 la Finlandia e la Francia. (riproduzione riservata)