Apre la scuola e Moratti dà i numeri.
Il ministro dell'Istruzione vanta i
successi della riforma: dispersione scolastica dimezzata, un milione
di bambini in più che studiano inglese, precariato dimezzato. Ma i
sindacati la smentiscono: spot elettorale, la verità è un'altra.
di Marina Dalla Croce, da il
Manifesto del 7/9/2005
ROMA
Uno slogan: «La nuova scuola è già realtà». E un lungo spot
autoincensante sui risultati della riforma della scuola firmata da lei
stessa. Con tanti numeri, nel puro stile inaugurato dal suo leader
Silvio Berlusconi, e nessuna ombra. I finanziamenti alle scuole
private? Ma quando mai. Il conflitto con le regioni? Mai esistito. Il
ministro dell'Istruzione Letizia Moratti ha inaugurato il nuovo anno
scolastico con ben trenta pagine di dati e tabelle: 130 mila
assunzioni effettuate dal 2001 (116.500 insegnanti e 13.500 personale
Ata), precariato ridotto del 50%, oltre 120 studenti rientrati nel
sistema dell'istruzione, un milione di bambini in più che studiano
l'inglese e una seconda lingua comunitaria, «mettendo il nostro paese
all'avanguardia in Europa». Secondo i dati del ministero sono
aumentate anche le spese per l'istruzione: dai 35.787 milioni di euro
nel 2001 ai 40.690 del 2005. Poi il futuro: nessun accenno alla
riforma del secondo ciclo, Moratti ha spiegato come si «punterà su
alcuni temi forti come ad esempio quello della scuola come comunità
educante», perché sarebbe «fine a se stessa se non aiuta i giovani a
vivere concretamente i valori». Sul duro scontro con le regioni, il
ministro minimizza: «Non c'è nessun contenzioso ma un confronto.
Abbiamo avviato con loro un tavolo di lavoro. Il 15 settembre è in
calendario una seduta della Conferenza Stato-Regioni che avrà al
centro proprio il decreto sul secondo ciclo di istruzione». Poi la
parola passerà alle competenti commissioni parlamentari ed entro il 17
ottobre (data di scadenza della delega) il provvedimento tornerà al
consiglio dei ministri per il via libero definitivo.
La relazione spot del ministro Moratti incontra, com'è ovvio, applausi
dal centrodestra. Ma da tutta l'opposizione e dai sindacati arrivano
dure critiche. E non solo dai soliti Cgil e Cobas, ma perfino dalla
più moderata Cisl, che entra nel merito delle affermazioni del
ministro. Secondo il segretario generale della Cisl scuola Francesco
Scrima, «le nuove assunzioni sono risultate del tutto inefficaci per
far fronte alle esigenze della scuola, che corre così seri rischi di
funzionalità». A ciò si aggiunge «una continuità educativa interrotta
in tante scuole per il continuo balletto delle nomine a tempo
determinato; una riforma avviata nel primo ciclo con tanti guasti
provocati dal decreto attuativo con l'introduzione di innovazioni non
partecipate e non condivise; una debolissima garanzia del tempo pieno,
reso in tantissime situazioni impraticabile per la decurtazione degli
organici; un graduale e progressivo ingessamento dell'autonomia
scolastica con la tempesta di adempimenti esecutivi e con un
consistente aggravio nella gestione dei servizi amministrativi e
ausiliari, a fronte di una pesante e sistematica riduzione del
personale Ata; una caparbia e colpevole volontà di introdurre
sperimentalmente il nuovo modello del secondo ciclo d'istruzione».
Sferzante il commento del segretario generale della Flc-Cgil Enrico
Panini: «Siamo di fronte all'atto che avvia il probabile e rapido
abbandono del ministero per la campagna elettorale a Milano. Per
questo i toni sono stati, se possibile ancora più del solito,
propagandistici». Poi anche lui entra nel merito: «I provvedimenti
"riformatori" della scuola sono di fatto al palo a causa
dell'amplissimo dissenso registrato; le risorse per il funzionamento
delle scuole statali sono diminuite di quasi il 25% nello stesso
periodo; le scuole statali sono state ridotte talmente allo stremo che
non hanno le risorse per pagare la tassa sui rifiuti; le risorse per
la scuola privata sono state incrementate in modo significativo; la
dispersione scolastica, con la riduzione di un anno dell'obbligo
scolastico voluta dal ministro, è aumentata».
Anche per il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi la verità è un'altra:
«La Moratti ha delirato per mezzora sui grandi successi del suo
ministero: massicci investimenti (quali?), dimezzamento dei precari
(il loro numero reale è purtroppo al massimo storico), un milione di
bambini in più che parlano inglese (forse tra loro, visto che non sono
stati assunti gli insegnanti), nessun aumento dei finanziamenti per la
scuola privata (l'ultimo in realtà è di pochi giorni fa). La realtà è
che la riforma naufragherà miseramente sul decreto per le superiori,
sul quale le regioni non offriranno alcuna scappatoia legale al
ministro. E poi toccherà al movimento e, ci auguriamo, al nuovo
governo di cancellarne gli spezzoni approvati per le elementari e le
medie ma restati per lo più, grazie all'opposizione popolare,
inapplicati».