Riforma Moratti? Non tutto è da buttare.
Sinistra divisa. «Sbagliano Unità e
Liberazione a chiedere l’abrogazione totale»
Livia Michilli , da
Il Corriere della Sera del
18/9/2005
ROMA - La riforma, anzi «la controriforma» della
scuola targata Letizia Moratti è «un pericolosissimo contenitore
vuoto» che il centrosinistra al governo dovrà «rottamare», scriveva
ieri l’Unità. E pure Liberazione invitava ad una «abrogazione secca»,
tuonando contro «alcuni settori interni all’Unione, non solo della
Margherita, che hanno manifestato una sensibilità particolare per le
"sirene" morattiane». Insomma, bisogna buttare la riforma nel cestino
della carta straccia e ricominciare daccapo, dicono il quotidiano dei
Ds e quello di Rifondazione comunista. Una strategia che però non
convince tutti nell’opposizione.
SLOGAN ASTRATTI
- «Non penso sia giusto ricominciare da zero quando si fa una riforma
su un corpo vivo e vitale come la scuola - ribatte Silvia Costa,
assessore all’Istruzione nel Lazio ed esponente della Margherita -.
Prima si deve partire dal nostro progetto e poi decidere quali parti
della legge Moratti mantenere e quali eliminare». Lei guida la
Commissione istruzione, formazione, lavoro e innovazione della
Conferenza delle Regioni e Province autonome che ha appena ottenuto di
posticipare di un anno l’entrata in vigore della riforma del secondo
ciclo e avviare la sperimentazione non prima del 2007: «Insieme al
coordinamento degli assessori - spiega la Costa - ho scelto di
riaprire il confronto istituzionale e definire un percorso condiviso».
Contraria a procedere per «strappi» è anche Fiorella Farinelli:
«Sarebbe sbagliato sottoporre a continui cambiamenti il nostro sistema
educativo, che non è un oggetto statico ma un corpo vivo», osserva la
responsabile scuola della Margherita, che diffida degli «slogan
astratti» a favore dell’abrogazione. «E’ troppo semplificatorio dire
cambiamo tutto. Per fare cosa? Ritornare al testo unico del 1994? Alla
riforma Berlinguer? Che poi i guasti della scuola italiana sono di
vecchia data, mica li ha prodotti tutti la Moratti». Un invito alla
riflessione arriva pure da Andrea Ranieri, responsabile del
dipartimento informazione e cultura dei Ds: «Non mi piace la logica
del "punto e a capo", per altro inaugurata dall’attuale ministro
dell’Istruzione. Serve invece un’analisi seria ed equilibrata di cosa
e come cambiare, avanzando le nostre proposte e favorendo un confronto
ampio visto che la scuola è un bene di tutti».
Riposta dunque la tentazione della rottamazione, Farinelli suggerisce
di procedere con logica riformista: «Non serve azzerare tutto: alcuni
elementi della riforma vanno conservati, magari modificandoli un po’ o
realizzandoli pienamente, altri invece eliminati».
DA TENERE
- Fra le cose da tenere c’è, ad esempio, il «diritto-dovere
all’istruzione e alla formazione fino ai 18 anni» e l’idea di un
sistema formativo alla cui costruzione partecipino in modo decisivo le
Regioni, come previsto dalla riforma del Titolo V: «Un buon progetto
che però la Moratti non è riuscita a realizzare, come pure
l’articolazione dell’offerta formativa in due grandi percorsi di pari
dignità, quello liceale e quello tecnico-professionale, che si pone in
continuità con quanto fatto da Berlinguer. Due temi che certamente
l’Unione dovrà riprendere». Cosa invece bisognerà archiviare? «E’
inaccettabile che un ragazzino di 13 anni possa decidere a ragion
veduta del suo futuro, perciò la formazione di base va estesa a 10
anni», continua Farinelli che vorrebbe anche metter mano all’esame di
maturità, reintroducendo i commissari esterni.
Si appella al sentimento riformista pure il diessino Ranieri: «La
logica va rovesciata: prima di parlare di abrogazione, l’Unione faccia
le sue proposte e avvii un dibattito». Lui ha già pronto un
lunghissimo elenco: estensione della scuola dell’infanzia,
reintroduzione del tempo pieno, valorizzazione dell’istruzione
tecnica, estensione dell’obbligo scolastico ai 16 anni. Tutti
interventi che hanno un unico obiettivo, spiega Ranieri: «Far sì che
la scuola italiana non lasci più nessuno fuori o indietro».