Scuola, aumento e arretrati

sotto l’albero di Natale.

di Anna Maria Sersale, da Il Messaggero del 6/9/2005

 

ROMA - Nella scuola gli stipendi europei non decollano perché non decollano le carriere degli insegnanti. L’Italia è l’unico Paese dell’Ue ad avere un corpo docente che dal primo all’ultimo giorno di servizio non ha «progressioni» di alcun tipo. Nè il merito, mai introdotto, nè l’anzianità, producono miglioramenti di status. La riforma del reclutamento è ancora in discussione nelle aule parlamentari e il nuovo contratto di lavoro che si chiuderà nelle prossime settimane non allineerà i salari a quelli europei, mancando i presupposti di base: normativa e risorse. Le carriere, dunque, sono rinviate. «L’unico passo in avanti, ma privo di effetti pratici - dicono i sindacati - è un documento di intenti, che prevede valorizzazione e merito. Però è solo un documento, che non incide sul rinnovo in atto».

Il divario tra l’Italia e il resto del mondo? «E’ elevato - sostiene Alessandro Ameli, coordinatore della Gilda - Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un rinnovo penalizzante per una categoria svilita da retribuzioni minime». Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda si presenteranno domani al tavolo delle trattative. L’Aran, l’Agenzia governativa delegata per le trattative sul pubblico impiego, in agosto ha depositato l’atto d’indirizzo emanato dal governo. Un passo, questo, che ha ufficializzato il negoziato.

Ma quanto offre il governo agli insegnanti? A quanto ammonta l’aumento? «Al 5,01% - spiega Massimo Di Menna, segretario nazionale Uil - Percentuale che si traduce in un aumento lordo di 130 euro mensili, che al netto porteranno in busta paga tra gli 80 e i 90 euro. Poco, pochissimo, insufficiente per colmare il gap».

A quando i soldi? «Chiuderemo velocemente - afferma Francesco Scrima, leader della Cisl - Per far arrivare aumenti e arretrati entro dicembre». Il 27 maggio era stato siglato l’accordo economico con Palazzo Chigi sul biennio 2004-2005. Il contratto di lavoro di un milione e centomila dipendenti della scuola (850mila docenti, il resto è costituito da ausiliari, amministrativi e tecnici) è scaduto a dicembre del 2003. «Lo stanziamento deciso dal governo - sottolinea ancora Ameli, della Gilda - non copre neppure la perdita del potere d’acquisto dei salari».

Ci sono ancora spazi di manovra? «Praticamente no, se non quelli relativi ai fondi aggiuntivi e ai tempi di distribuzione dei soldi - spiega Enrico Panini, segretario nazionale della Flc-Cgil - Berlusconi aveva dichiarato che avrebbe ricoperto d’oro gli insegnanti, in realtà il governo non ha aggiunto un euro al recupero dell’inflazione. Che che cosa ne è stato degli 8 miloni di euro promessi alla scuola a inizio della legislatura? Non li abbiamo visti. Sono stati spesi solo 220mila euro in due anni».

Dunque, sui fondi aggiuntivi la partita è ancora aperta. In ballo ci sono 285,6 milioni di euro per i docenti e per il personale educativo relativi al 2003-2004, cui si aggiungono 33 milioni di euro per gli Ata (tecnici e ausiliari). Come verranno distribuiti? «Andrano nella busta paga di tutti - sottolinea ancora Panini - nella voce professionalità». Secondo i calcoli della Gilda si tratterà di una manciata di euro a testa: «Per l’esattezza 7 euro pro capite - conclude Alessandro Ameli, Gilda - se verranno ripartiti tra tutti. Se, invece, ci sarà un criterio diverso, al massimo la quota aggiuntiva salirà a 20 euro».

Intanto l’anno parte tra le critiche. «Vecchi problemi e una riforma, quella delle superiori, che non piace a nessuno - incalza Francesco Scrima, Cisl - Nè ai sindacati, nè alla Conferenza Stato-Regioni che ne ha chiesto il ritiro. Quanto alla sperimentazione proposta dalla Moratti già tre regioni hanno detto un no irrevocabile».