Viaggio d'inizio ottobre nel pianeta scuola.

Nonostante la buona volontà di molti dirigenti scolastici, sul versante dell'integrazione c'è ancora tanto da fare: manca un coordinamento tra gli enti locali e la partecipazione delle famiglie degli alunni con disabilità - nota Salvatore Nocera - non sempre è costante. Ecco, da Nord a Sud, un quadro della situazione.

Salvatore Nocera da Superabile del 4/10/2005

 

Durante il mese di settembre ho avuto occasione di girare in lungo e in largo il nostro Paese in occasione di corsi di aggiornamento per l’integrazione scolastica. Mi sono recato dapprima a Finale Emilia, dove ho potuto apprezzare il coinvolgimento delle scuole, specie l’Istituto professionale, con gli enti locali. Infatti erano presenti numerosi assessori comunali del piano di zona, nel quale questo istituto ha un ruolo importante, specie per l’indirizzo chimico, contribuendo alla salvaguardia ambientale.

Mi sono recato quindi a Bergamo, dove il Csa è riuscito a coinvolgere molte scuole in progetti d’integrazione, riuscendo ad avere risorse adeguate ai bisogni, grazie ad una seria programmazione promossa ormai da decenni. Mi sono recato quindi a Palermo e qui ho riscontrato che malgrado l’impegno dei dirigenti scolastici, gli enti locali non rispondono come dovrebbero per legge e non c'è coordinamento fra impegno nelle scuole superiori e quasi totale assenza della formazione professionale, nonché per il supporto amministrativo del territorio all’integrazione scolastica.

Ho quindi fatto un salto a Biella, dove una coraggiosa associazione di genitori, Agenda, è riuscita a coinvolgere notevolmente le istituzioni scolastiche e gli enti locali, con la fattiva collaborazione del prefetto e i risultati si vedono nella partecipazione della società, malgrado il difficilissimo momento congiunturale che sta attraversando il tessile.

Sono tornato una seconda volta in Lombardia in due realtà abbastanza diverse: Gallarate e Brescia. Nella prima località, malgrado l’impegno dei dirigenti scolastici e dell’asl, gli enti locali non rispondono con una rete di rapporti interistituzionali rassicuranti; nella seconda, tale rete invece esiste da tempo ed anzi si è pervenuti alla stipula di un recentissimo accordo di programma provinciale, che molto sostiene l’integrazione.

Dappertutto però, ho notato una scarsa partecipazione agli incontri degli insegnanti curricolari, malgrado la recente nota ministeriale prot. 4798 del 27 luglio scorso, che ribadisce la centralità della presa in carico del progetto d’integrazione da parte di tutto il consiglio di classe, che non può delegare la sua realizzazione al solo insegnante per il sostegno. Inoltre, sia al Sud che al Nord, la partecipazione delle famiglie delle persone con disabilità è scarsa, se si eccettuano i dirigenti delle associazioni, molto impegnati a tessere relazioni con i responsabili dei servizi territoriali.

Come superare questi due gravi ostacoli che ritardano la qualità e la partecipazione dell’integrazione? Ritengo che i sindacati per un verso dovrebbero molto impegnarsi nell’aggiornamento dei docenti curricolari, giacchè ciò è garanzia di maggiore professionalità e quindi di migliori condizioni di lavoro docente. Per altro verso le associazioni, e specie i loro coordinamenti locali e regionali, dovrebbero compiere un grosso lavoro formativo presso i propri soci per far comprendere che solo con una maggiore padronanza dei problemi e delle loro soluzioni a livello istituzionale è possibile garantire condizioni migliori di vita ai loro figlioli prima nella scuola e poi, ove possibile, nel lavoro e comunque nella società.