Oltre 160mila studenti con handicap: salta l'equilibrio con gli insegnanti di sostengo che, per circa la metà, sono precari. Già molti i ricorsi dei genitori.

"Solo tagli per i disabili"

e nelle scuole esplode la protesta.

Gabriele Bonincontro, da la Repubblica del 3 ottobre 2005

 

Sono (o meglio erano, gli ultimi dati ufficiali del ministero risalgono al 2003-2004) circa 160.000. Tanti gli studenti disabili che hanno fatto il loro ritorno nelle aule italiane con l'inizio del nuovo anno scolastico. Un vero e proprio esercito - in costante e continua crescita - che soffre dei problemi legati all'integrazione scolastica, problemi rimasti ancora insoluti. Tra tagli alle risorse previsti dalla Finanziaria (passate e prossima) e numero insufficiente di insegnanti di sostegno, il quadro per gli studenti disabili, alla ripresa delle lezioni, è realmente a tinte fosche.


Insegnanti di sostegno. Sembra proprio che l'integrazione nella scuola, promossa anche per legge (la 104/92), sia ancora lontana da realizzarsi. Basta pensare - ma è solo il più evidente dei problemi in campo - al numero degli insegnati di sostegno, ancora assolutamente insufficiente: lo scorso anno erano circa 81.000, con un incremento del 3,8 per cento rispetto al precedente anno scolastico, un rapporto quindi pari a un insegnante di sostegno ogni due alunni. Incremento peraltro assicurato soltanto dall'organico "di fatto", quello cioè che tiene conto anche delle ore assegnate in deroga.

Il rapporto di uno a due dovrebbe rimanere inalterato anche quest'anno - così assicura il ministero - ma da molte province e scuole italiane arrivano già notizie di tagli alle ore di sostegno: il numero dei docenti non cambia, ma dove aumenta il numero degli studenti disabili la diminuzione delle ore di sostegno è inevitabile e matematica. Da qui, altrettanto inevitabile, il ricorso ai Tribunali civili con l'obiettivo di ottenere ciò che la legge in realtà già prevede (e che, infatti, le sentenze hanno ribadito): un numero di ore di sostegno corrispondente al Piano educativo individualizzato. L'anno scorso di ricorsi se ne sono avuti a decine; quest'anno se ne prevedono in numero ancora maggiore.

Quello degli insegnanti di sostegno è solo il primo e più evidente problema. E non è soltanto una questione di numeri. Come spiega Salvatore Nocera (vicepresidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap, sigla alla quale aderiscono molte associazioni che sostengono i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie) un terzo degli 80.000 insegnanti di sostegno non è specializzato; la metà, addirittura, sono precari. C'è poi da considerare un altro aspetto che renderà ancora più difficile la questione sostegno: dovrebbe essere infatti approvato un decreto che contiene una proposta già inserita nella Finanziaria 2002. Questa stabilisce che le ore di sostegno in deroga possono essere assegnate soltanto agli studenti con disabilità gravi. Il Consiglio di Stato, che si è pronunciato sullo schema di regolamento predisposto dal Ministero dell'Istruzione 'per l'individuazione degli alunni in situazioni di handicap', ha espresso parere di dubbia costituzionalità.


Continuità didattica. Va aggiunta poi la questione della continuità didattica, una situazione questa che si è aggravata, anche per l'impiego di personale non di ruolo che in alcune regioni italiane raggiunge punte del 50 per cento. E' un problema che si presenta in primo luogo nelle scuole superiori: dopo la decisione del ministero di assegnare i docenti di sostegno a quattro aree tematiche prestabilite e fisse, molti studenti si sono ritrovati da un giorno all'altro con insegnanti diversi - a prescindere dalla loro situazione di precariato o meno -, con la conseguente interruzione di un cammino di miglioramento e inserimento già intrapreso nel corso degli anni.


Accordi di programma. A preoccupare è anche la situazione all'interno delle strutture scolastiche. Manca personale qualificato che si occupi anche delle questioni più elementari, come l'assistenza igienica degli alunni disabili. Ma soprattutto mancano ancora, nella maggior parte delle regioni, gli accordi di programma interistituzionali tra Uffici scolastici regionali, Enti locali e Asl, che stabiliscano con precisioni i compiti di tutte le persone coinvolte nel processo di integrazione scolastica. Gli accordi di programma investono molti punti fondamentali, dal trasporto all'assistenza, alla fornitura di ausili tecnici e informatici, fino a una più agevole continuità tra scuola, formazione e inserimento nel mondo del lavoro degli studenti disabili.

Il ministero, alla fine dello scorso mese di luglio, ha trasmesso ai Direttori generali degli Uffici scolastici regionali una nota nella quale ribadisce quello che dovrebbe essere un principio fondamentale e consolidato: l'inserimento scolastico e l'integrazione degli studenti disabili sono un processo che richiede il coinvolgimento di tutto il corpo docente della scuola. Questo compito non può e non deve essere delegato soltanto agli insegnanti di sostegno. La nota avrebbe meritato una maggiore e più ampia diffusione, ma anche un intervento più deciso sulle problematiche reali che ostacolano il processo di formazione. "Questo è stato l'unico atto recente prodotto dal ministero" ha sintetizzato ancora Nocera, ricordando che la Fish ha anche rivolto al ministero un invito a prendere in considerazione le proposte delle associazioni per migliorare la qualità dell'integrazione. Da viale Trastevere ancora nessuna risposta.