La scelta del tempo. Alessandro Giorni, CIP del 6/10/2005
Time is money, dicono gli anglosassoni. Time is teaching, potremmo parafrasare, adattando alla realtà italica il detto che viene dal Tamigi.
Il monte ore di una materia fa una differenza fondamentale. Per chi? Per l'insegnante soltanto? Per i contenuti? Per le attività che si possono svolgere? Sicuramente per tutti questi aspetti, ma discrimina anche perchè gli alunni, e le famiglie, soppesano il valore aggiunto di un docente anche in base alla quantità di ore che insegnamento della sua materia.
Il monte ore fa la differenza, ed è ovvio ma non
forse cosi tanto, su come si insegna. Una lingua straniera, ad
esempio, se si esclude la condizione di full immersion che si verifica
solo vivendo nel paese dove la si parla dal vivo, in un paese
straniero si può imparare solo con un adeguato monte ore di lezione.
Gli strumenti didattici, tecnologici, e quant'altro aiutano
sicuramente a svilupparla, ma una lingua con due ore settimanali non
si apprende come una con 4 o 5. Così anche per le altre materie. Il tempo sostanzia la scuola, e di conseguenza il futuro. Lo sanno tanto bene i gerarchi dell'industria, che hanno chiesto espressamente che alcune materie siano inserite solo come materie opzionali - e chi le vorrà più imparare? Il tempo sostanzia la scuola, lo sa bene il comitato costituito da Letizia Moratti (di cui, ci risulta, facevano parte anche Katia Ricciarelli e il cardinale Ruini) che ha stabilito la pervicace permanenza dell'ora di religione nei curricoli nazionali, ops scusate ora si parla di indicazioni. Il tempo è ciò che lega le mani dei docenti. Programmazioni, progettazioni, unità didattiche (ora "di apprendimento"), calendarizzazioni, riunioni, ricevimenti, tic-tac-tic-tac-tic-tac.... Come una bomba ad orologeria...
Il tempo corre, il diciassette ottobre si
avvicina. Letizia lo sa, e per questo corre a far approvare la propria
riforma, anzi scusate la riforma catto-industriale. Sa che la sua
approvazione formale sarebbe un gran bel fiore all'occhiello per la
sua candidatura a sindaco di Milano, e sarebbe una bella coccarda
colorata all'occhiello del suo premier. |