Quota del 20% per le scuole/2:

timeo Danaos et dona ferentes?

da Tuttoscuola del 22/10/2005

 

La decisione assunta nel decreto apre molti problemi. La prima ipotesi potrebbe essere che le Regioni affidino l’intera responsabilità di adattare a livello locale il 20% dei piani di studio nazionali alle istituzioni scolastiche, rinunciando alla loro quota. La seconda che le Regioni dividano salomonicamente la responsabilità: il 10% affidato alle scuole e il 10% deciso dalla Regione.

Nell’uno e nell’altro caso, questo 20% si riferirebbe alle 31-36 ore di orario obbligatorio settimanale, oppure escluderebbe non solo l’orario opzionale facoltativo, ma anche quello opzionale obbligatorio, e quindi si calcolerebbe grosso modo solo sulle 25-27 ore settimanali a seconda dei licei? Ma la quota oraria (compresa tra 4,5 ore e 6 ore settimanali) di sostituzione delle discipline stabilite a livello nazionale non altererebbe la stessa fisionomia dei piani di studio allegati al dlgs al punto da rendere del tutto evanescente la loro coerenza con il Profilo terminale unico per tutte le scuole della Repubblica?

Perché allora invece di costruire, per i vari licei, piani di studio così gonfi di ore e di discipline come quelli allegati al dlgs. non li si è tenuti più contenuti ed essenziali proprio per prevedere una quota nazionale che potesse sopportare, senza essere stravolta, l’aggiunta di una quota locale, di scuola e/o regionale, coerente con il Profilo educativo, culturale e professionale dei differenti licei?