Quale futuro per la scuola e i suoi precari?

Gianfranco Pignatelli, dal CIP del 22/10/2005

 

Un raid di riforme come atto finale. Il raggio è ampio ma l’obiettivo è uno: la sinistra. Quella che si mette in fila, paga per votare e sogna una nuova liberazione. Quella annidata ovunque, specie nella scuola. Lì il pestaggio dei diritti e delle libertà è stato brutale e reiterato. Vigliaccamente sono stati colpiti i più deboli, alunni e lavoratori precari.

E’ la che Moratti ha realizzato la sua d-istruzione. Lo ha fatto varando provvedimenti vessatori d’ogni tipo, concependo la sua riforma, quella della ridotte quantità e nessuna qualità. Agli insegnanti ha cancellato le priorità acquisite negli anni, sottovalutando il servizio e sopravvalutando i titoli acquistati in quell'emporio di privilegi al quale s'è ridotta l'università; ha etichettato come eccellente ciò che non aveva selezione né in entrata né in uscita, ma solo il prezzo economico più alto; ha falcidiato aule, cattedre e tempo scuola; ha dirottato risorse dalla scuola statale ai diplomifici; ha assunto il 100% dei docenti di religione (materia facoltativa) e il 5% di tutte le altre materie obbligatorie; ha creato circa 60mila nuovi precari attraverso percorsi abilitativi istituiti per compiacere le lobby universitarie e foraggiare gli atenei; ha incentivato il cannibalismo professionale, dapprima, obbligando gli insegnanti in ruolo al full time e spingendoli, poi, allo straordinario che sottrae anche gli spezzoni orari ai precari; ha assestato colpi letali senza precedenti alla qualità e laicità dell'istruzione; ha concepito una scuola che nega per sempre opportunità di riscatto sociale e culturale a chi sa ed ha di meno.

Nell’università voluta dal ministro, si ricerca poco e si svende tanto. Ridotti a discount, gli atenei, avidi più di denari che di sapere, hanno trasformato l’istruzione statale da servizio dovuto a bene venduto. Per tutto c’è un prezzo: lauree lunghe o brevi, master, stage, perfezionamenti, abilitazioni e quant’altro. Quale che sia il percorso, le risorse da investire non sono più intellettuali e motivazionali ma economiche. Lo studente-acquirente è indennizzato con l’eccesso di permissività che si concretizza in voti alti e percorsi brevi, spacciati per inoppugnabile indizi di qualità e certificati requisiti d’eccellenza da autoreferenziali istituti di alto, e mai comprovato, valore scientifico. In questa prospettiva, il 14 scorso, ministro e premier ci hanno assicurato che, con la formula 3+2, l’università formerà nuovi insegnanti precari, più eccellenti e più giovani. Magari da invecchiare con i ribaltoni normativi che non mancano mai. Per loro, a titolo promozionale, l’art.5 della riforma riserva il 50% dei posti che si renderanno disponibili. Peccato che, lo stesso giorno, un altro decreto d’attuazione della stessa riforma non prevedeva disponibilità ma solo tagli. Ma tanto, tra perle e cerone, barzellette e amenità, chi vuoi lo abbia notato se non i precari. Loro, domenica, erano in coda per la nuova liberazione da una destra, s’è possibile, ancora più volgare, incolta ed incapace di quella di sessant’anni fa. Votare contro chi, va bene; ma, votare per qualcosa, sarebbe meglio. Per questo sarebbe utile sapere quali sono le proposte dell’Unione per l’istruzione. Quella di chi sostiene che le riforme della scuola non si fanno ad ogni cambio di maggioranza o quella che rigetta in toto i deliri revisionistici della Moratti? Avremo ulteriore precariato in uscita dai percorsi abilitativi introdotti dall’art. 5 della riforma Moratti? I diritti dei precari in attesa, da sempre, di definitiva assunzione saranno salvaguardati o ribaltati ed azzerati? Gli oltre 250.000 precari hanno il diritto di sapere quale futuro avrà l’istruzione pubblica. E loro con lei.