Alunni disabili, dalla gabbia alla classe.

Il coordinamento genitori dell’associazione ‘Tutti a scuola’ ha organizzato a Roma una protesta shock, per chiedere al ministro Moratti più attenzione per la situazione scolastica dei bambini disabili. Un modo per riflettere su un problema spinoso, che ogni anno coinvolge migliaia di studenti in tutta Italia.

Ilaria Giorgulli, da Superabile del 25/10/2005

 

Tante piccole sedie, tutte in fila a rappresentare un’aula scolastica e, accanto, una gabbia. Una piccola prigione dalle sbarre blu, con dentro una sedia a rotelle. Dentro ci sono, simbolicamente, gli oltre 165.000 alunni disabili della scuola pubblica italiana. E’ questo lo scenario creato dal coordinamento genitori napoletani di ‘Tutti a scuola’, che stamattina ha manifestato a Roma contro la situazione scolastica disastrosa che vivono ogni anno i bambini disabili.

Toni Nocchetti, portavoce del coordinamento, racconta le ragioni della protesta: ”In questo momento stiamo rappresentando tutti i gli alunni disabili d’Italia, che ogni anno vivono nelle scuole pubbliche una situazione di grandissima difficoltà. Un problema che ha radici lontane, in un decreto dell’allora ministro dell’Istruzione Berlinguer, il 331/98. Il decreto istituiva il numero di insegnanti specializzati in base ad un mero rapporto numerico, uno ogni 138 alunni disabili. Un provvedimento totalmente anacronistico, inutile e dannoso per i ragazzi. Oggi chiediamo l’immediata abrogazione del decreto Berlinguer, e un rapporto insegnante bambino 1:1, che è il minimo per permettere ai piccoli di affrontare un percorso di studi sereno. Un altro problema che portiamo all’attenzione del ministro riguarda la continuità didattica: gli alunni hanno bisogno di avere un insegnante qualificato che li segua quanto meno durante un ciclo scolastico. Questo non avviene praticamente mai. Infatti il 50% degli insegnanti di sostegno è precario e, cosa ancor più grave, spesso segue un percorso di formazione approssimativo.”

Dunque più insegnanti, più organizzazione, una maggiore attenzione alla preparazione didattica. Come si fa a portare avanti questa battaglia? Nocchetti si infervora ancora di più e racconta il lungo percorso giudiziario intrapreso: “Abbiamo portato queste richieste all’attenzione della magistratura attraverso una campagna di ricorsi. Si è iniziato lo scorso anno e abbiamo vinto tutte e 19 le volte. Il che vuol dire che 19 bambini hanno potuto vivere un anno scolastico con un insegnante a disposizione, com’è nel loro pieno diritto. Con il loro provvedimento i giudici della Repubblica hanno ricordato al ministero che, in virtù degli articoli 34 e 38, il diritto all’istruzione e alla salute, è fondamentale che il bambino stia in classe, e che ci stia il più possibile bene. Quest’anno abbiamo già presentato 40 ricorsi, e altri ne abbiamo pronti altri 20. La nostra è una battaglia lunga, ma il vero problema è che se non la facciamo noi non la fa nessuno”.

Tanti sono i genitori presenti, la stragrande maggioranza di loro ha un bambino disabile, che vive ogni giorno sulla propria pelle il disagio per un diritto, quello allo studio, che gli viene costantemente negato. “Mia figlia è una bambina down – racconta una mamma – e può contare su 11 ore di sostegno a settimana, sulle 30 che passa a scuola: il resto del tempo lo trascorre con la sua classe, ma anche per le maestre di ruolo è difficile portare avanti due programmi nello stesso tempo. Inoltre sorgono, ovviamente, problemi di integrazione. L’idea che un bambino senza sostegno possa inserirsi facilmente nel gruppo classe è totalmente assurda”.

Quella gabbia con dentro una carrozzina vuota è uno spettacolo desolante. E’ stata messa lì da uno dei genitori, che impersona la figura del Ministero: tocca poi a un altro di loro, vestito da giudice, toglierla da ‘dietro le sbarre’ e metterla accanto alle altre sedie, tra gli applausi di tutti. Un lieto fine che speriamo non sia solo frutto di un evento dimostrativo, ma che si traduca al più presto in realtà.