P a v o n e R i s o r s e

 

Gli spot del MIUR.

Riforma, Finanziaria e INVALSI.

 di Rodolfo Marchisio, da Pavone Risorse del 26/11/2005

 

Come sappiamo il MIUR non comunica con le scuole, coi docenti e con chi li rappresenta: comunica direttamente, mezzo comunicati – stampa o interviste in TV , con la gente (gli elettori).

La scuola non è gestita come una azienda, dove una comunicazione efficace fra chi ci lavora è una delle chiavi del successo; a volte penso che la Moratti sogni una scuola senza insegnanti, OOSS e associazioni di genitori. Solo il MIUR e la TV.

Metodo di confronto

Non stupisce quindi che, in una scuola dove da molti mesi non arrivano le care vecchie circolari del MIUR, dove (cito un Dirigente Scolastico) "nessuno ci dice niente", si riesca a sapere qualcosa dalla TV o dai giornali.

Per controbattere, punto per punto, le critiche (qualunquiste?) fatte alla Riforma in più sedi Istituzionali, il MIUR ha significativamente scelto la via del comunicato stampa: la prossima volta affitterà una pagina sul giornale, con la difficoltà che i 3 giornali più diffusi sono considerati "ostili" e quelli filogovernativi non li legge nessuno.

A parte il metodo ("è stato erroneamente sostenuto"…."Il MIUR risponde"), nel merito lo spot si arrampica talora sui vetri, talora dice cose palesemente deformate: non si può sostenere che le 40 (lunghe) ore con mensa e dopo mensa (eventualmente esternalizzabili: dati a cooperative esterne a pagamento, ad esempio ) siano la stessa cosa del Tempo pieno o prolungato.

Chi lo dice non conosce la pedagogia e la scuola.

Come non si può ragionevolmente sostenere che tutti i miliardi non investiti per la scuola saranno investiti in seguito: da chi? Dai futuri governi?

Ma il fatto è che uno spot deve affermare e convincere, non dimostrare in modo articolato e completo.

 

La finanziaria

Anche il carrozzone della finanziaria contiene spot sulla scuola: significativo quello del mancato finanziamento per i libri di testo, ma dell’ennesimo aiutino alle scuole private, da anni in crisi di alunni e, se fossimo in regime di libero mercato, destinate a chiudere.

Come hanno già fatto 300 scuole superiori cattoliche su 900. Ma le lamentele continuano.

"L'intervento della Finanziaria 2006 appare dunque quanto mai propizio, anche se Antonio Perrone, presidente della Fidae, non si accontenta. E ricorda al governo l'impegno assunto nel 2001: garantire la piena parità con le scuole statali. "Quello di cui abbiamo bisogno", spiega Perrone, "è che la scuola privata sia a costo zero, come quella statale, solo così si garantisce la libera scelta delle famiglie già prevista dalla legge n. 62/2000". L'Agesc, l'associazione genitori scuole cattoliche, rincara la dose: in questi anni "non è stato fatto a sufficienza per ridurre gli ostacoli economici che continuano a limitare le famiglie italiane nell'esercizio del loro diritto primario di educare i figli Tratto da Italia oggi".

L’altra sera il TG 1 diceva che nella finanziaria erano contenuti aiuti per oltre 100 euro alle famiglie che iscrivevano i figli alle materne. Omettendo di aggiungere "private" e di dire che il finanziamento vale anche per gli altri ordini di scuola.

Ma si sa, siamo in campagna elettorale…

 

L’INVALSI

Anche sul contestato INVALSI una presentazione spot.

Una riflessione

Ci sono però elementi su cui riflettere in modo critico:

    a) il MIUR agisce spesso in violazione della autonomia delle scuole (programmi, INVALSI, offerta formativa, oggi portfolio ecc…) che usa come cestino in cui scaricare tutti i problemi che crea e che non può/vuole risolvere. Salvo attuare controlli a tappeto su tutto.
    Se rispettiamo la norma, le opzionalità famose che i genitori dovrebbero scegliere, sono oggi già tutte determinate dall’obbligo di mantenere le cattedre previsto dalla legge e dalla impossibilità di fare compresenze/laboratori sulle ore obbligatorie – curricolari. Sarà peggio il prossimo anno quando il reintegro, previsto dalla Riforma del secondo ciclo, di 33 ore di Tecnologia e della terza ora di Inglese fra le obbligatorie (che salgono a 29) ridurrà a 4 le opzionali possibili. Quando poi, l’anno successivo, inizierà la possibilità di chiedere 5 ore di Inglese obbligatorie e la terza lingua verrà espulsa fra le opzionali il Ministero avrà determinato l’orario settimanale, con buona pace delle famiglie, del POF e della autonomia delle scuole.

b) Il MIUR ha violato e viola la libertà di insegnamento e le scelte connesse (programmazioni, libri di testo, valutazione ecc..)
E’ la prima volta che un Ministro detta alle case editrici l’indice dei libri e con esso i programmi delle singole materie (ma non era finita la "scuola dei programmi"?).

Detto questo non possiamo continuare a sostenere una linea di difesa contro la Riforma (dai libri di testo, all’INVALSI, al tutor, al portfolio, all’autonomia) sulle delibere del Collegio, che si appoggiano sulla legge che dà l’autonomia alle scuole. Né si può sostenere che tutto quanto non condividiamo della Riforma non abbia valore di legge.
Non lo dicono gli spot del MIUR: lo dicono il buon senso e la Corte Costituzionale (luglio 2005).

C’è molta confusione nella Riforma, improvvisazione e insieme un disegno di normalizzazione forzata a destra.

Ci sono misteri e pasticci: che fine hanno fatto gli scarsi risultati della Commissione dei saggi? Avevano reintrodotto Darwin e una ipotesi di evoluzione. Della storia non si sa nulla e si legge (dove non c’è trasparenza dobbiamo affidarci ai giornali e ai "si dice") che, tornate in mano ai politici, le indicazioni nazionali siano state nuovamente modificate.

A parte questo (purtroppo) la Riforma, come molte altre cose è una legge dello Stato, confermata, nelle linee più generali, dalla Corte Costituzionale. Non mi piace e non mi ci rassegno, ma credo che sia necessario lo stesso atteggiamento che usa il Presidente della Repubblica di fronte a leggi che non approva politicamente: non delegittimare il Parlamento, anche quando non ne condivide il lavoro.

In altre parole credo che la strada più corretta (e diretta) sia quella che prende atto di una legge che fa a pugni con le nostre convinzioni e la nostra coscienza e anziché negare che esista, obietta, si oppone consapevolmente a quella legge, anche evitando o rifiutandosi di applicarla ed aprendo un contenzioso (nel confuso contesto normativo esistente: sicuramente ci sono leggi in contrasto fra loro).

Una delibera del Collegio, la posizione dei docenti, allora, spesso non sono un problema giuridico, ma politico. Di lotta politica.