Contrordine del ministero dell'istruzione:
il portfolio non è più a libera definizione delle scuole.

Rispunta la pagella, no al fai-da-te.

Da quest'anno ritorna il modello unico per voti e promozione

da ItaliaOggi del 15/11/2005

 

Contrordine, la pagella deve essere uguale per tutti. Cambia la dizione, si chiama portfolio come vuole la riforma Moratti. Ma la sostanza no, è la stessa della scuola premorattiana. Bocciati o promossi, frequenza e assenze, voti per le singole materie: il fai-da-te degli insegnanti da quest'anno non sarà ammesso. Gli istituti che nel frattempo, in base a quanto detto dal ministero dell'istruzione con la circolare n. 85/2004, si fossero dotati di un proprio modello di documentazione dovranno buttarlo via. Il dietrofront è del ministero dell'istruzione, con la circolare n. 84/2005 che indica le linee guida ´per la definizione e l'impiego del portfolio delle competenze nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo di istruzione' (pubblicata sul sito: www.italiaoggi.it).
La circolare indica le parti obbligatorie del portfolio (il documento che racconta la vita dello studente, introdotto dalla riforma Moratti), quelle che dovranno essere stilate in base al modello precompilato dal ministero; le parti vincolanti ma da articolare con più autonomia; e le parti consigliate, con una strutturazione libera.

Le scuole potranno aggiungere nuove parti, ma non potranno intaccare la struttura base né tantomeno modificare le parti obbligatorie. E sono proprio queste quelle che certificano le competenze acquisite dagli studenti e sono necessarie a decretare la promozione o la bocciatura. Insegnanti, alunni e genitori dovranno fare così i conti con un portfolio che nella sostanza è uguale alle vecchie pagelle: dati anagrafici, valutazione per materie, attestato di ammissione alla classe successiva, consiglio di orientamento. Con alcune novità, come per l'insegnamento della religione cattolica: il rendimento in questa disciplina prima era attestato a parte, ora entra a pieno titolo nel certificato generale.

La seconda sezione del portfolio riguarda la documentazione dei processi di maturazione personale dell'alunno, la cooperazione con la famiglia, le attività svolte dallo studente. Anche in questo caso sono forniti i modelli da utilizzare, ma la compilazione è più libera. Le scuole potranno aggiungere, ma è solo consigliato, un'autopresentazione/presentazione dell'alunno e la biografia con narrazione delle esperienze significative dell'alunno.

Le ultime due parti del portfolio sono quelle suscettibili di nuove integrazioni da parte dello stesso ministero, che è stato chiamato lo scorso agosto dal garante per la privacy ad assicurare la riservatezza dei dati personali. Ci sono alcuni dati (per esempio l'essere o meno figli adottati) la cui registrazione è suscettibile di violare la privacy dello studente senza nessun beneficio per la valutazione. Dati che passano di mano in mano, da insegnante a insegnante, da scuola a scuola, lungo tutto l'arco della vita scolastica del ragazzo.

La circolare messa a punto dal dicastero guidato da Letizia Moratti mette fine a un anno di rimbalzi di competenze e di responsabilità nella stesura del portfolio: con i docenti che accusavano il ministero di averli gravati di un nuovo onere, quello di stilare una nuova pagella, senza peraltro fornire le indicazioni guida, con alcune scuole che pretendevano la piena autonomia valutativa, altre che ponevano problemi circa la legittimità del fai-da-te in un sistema unico nazionale in cui i titoli di studio hanno ancora valore legale; e poi il ministero, che invece richiamava al rispetto della legge n. 53/2003 e dunque all'attuazione del portfolio.

Ora il compromesso sembra raggiunto: il portfolio dovrà essere stilato secondo direttive ben precise, con una fetta di certificazioni, quelle legate al passaggio da una classe a un'altra, uguale per tutti, e quella invece relativa al ritratto psicologico dello studente, affidata alle scuole. Salvo gli interventi in materia di privacy che il Miur si è impegnato a fare e che potrebbero rimettere in discussione, ad anno scolastico inoltrato, scelte già assunte dalle scuole.