Meno cattedre, i prof devono "riciclarsi".

Anna Maria Sersale, Il Messaggero del 12/11/2005

 

ROMA - Quarantamila. Ma c’è chi parla di 50-60mila. Sono le cattedre che potrebbero saltare alle superiori con l’attuazione della riforma Moratti. L’allarme viene dai sindacati della scuola, che in queste ore stanno lavorando per «calcolare le perdite». «Il calo delle ore di lezione nei licei riformati - sostengono i Confederali - comporterà una contrazione delle cattedre». Non solo. La revisione delle materie avrà come conseguenza anche la riorganizzazione delle classi di concorso. «Molti saranno costretti a riciclarsi - sostiene Francesco Scrima, segretario nazionale della Cisl scuola - Chi perderà cattedra e andrà in sovrannumero potrebbe essere costretto a rivedere la sua posizione. Aggiornamento, nuove abilitazioni, spezzoni di cattedra in più scuole. Gli effetti dei tagli, se non si corre ai ripari, possono essere devastanti. Ma quante saranno le cattedre a rischio? Secondo il segretario della Cisl «circa 40.000» quelle che «spariranno per effetto della riforma», cui si aggiungono altre decine di migliaia che non rischiano la soppressione ma una riorganizzazione traumatica. «I nuovi quadri orari degli otto licei - prosegue Scrima - sconvolgono l’attuale assetto. Prendiamo il liceo tecnologico, nel vecchio ordinamento Scienze della Terra e Biologia; Fisica e laboratorio; più Geografia, nel corso del quinquennio, ossia nella durata del corso, confluendo nella nuova materia Scienze integrate, perderanno per strada un 30%, con una differenza di 7 ore settimanali». «Il taglio è forte, non saranno certo le ore facoltative a rimettere le cose a posto», osserva Alessandro Ameli, Gilda.

E sulle ore in meno l’ufficio studi della Cisl ha fatto dei calcoli (riportati nel grafico in pagina). Al classico meno 17 ore, allo scientifico pure, così al liceo per le scienze umane, al linguistico di ore se ne perderanno 20, all’economico 15, all’economico aziendale 39, al tecnologico 11 e al tecnologico ex professionale di Stato 31. Possibile? «Sì, in cinque anni, sulle cinque classi del corso», spiegano ancora alla Cisl. Ora la partita si giocherà sulle “tabelle di confluenza”, ossia sul passaggio degli attuali istituti ai nuovi licei. Un rompicapo su cui si stanno esercitando gli esperti di viale Trastevere: il 31 dicembre, infatti, i giochi dovranno essere chiusi.

Intanto, Confederali, Gilda e Cobas attaccano duramente. Dice Massimo Di Menna, segretario nazionale Uil: «Se alla stima delle 40 mila cattedre che rischiano la soppressione si aggiunge l’altra, fatta nei mesi scorsi, che riguarda la elementare, arriviamo a 100mila posti in meno. Con l’introduzione del maestro “unico”, infatti, possono saltare altri 58mila posti di lavoro. Il pericolo per ora è scongiurato, ma la figura del tutor, prevista dalla riforma, è una mina vagante che può sempre ripresentarsi». Il ministero dell’Istruzione replica: «Allarme ingiustificato, per i prossimi due anni l’organico di elementari e medie è stato bloccato».

Un altro Sos arriva dall’università. «Così non si investe nel futuro, la Finanziaria affossa gli atenei», afferma il presidente della Conferenza dei rettori, Piero Tosi. «In modo compatto il mondo dell'Industria - fa notare Tosi - si mostra fortemente preoccupato. Lo dimostra l'appello del vice presidente di Confindustria, Gianfelice Rocca, unito alle dichiarazioni rese ieri dal presidente dei Giovani Imprenditori, Matteo Colaninno». Quanto taglia la Finanziaria? «Quattrocento milioni di euro», spiega Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil. E Walter Tocci, parlamentare diessino, conclude: «Colpiti il fondo ordinario, l’edilizia e la ricerca di base».